Una nota che difende quanto concordato fino ad oggi nelle trattative con il governo – Lo scontro tra le tariffe minime e la minaccia di blocco
MILANO – Interrompere o far saltare i lavori del “Tavolo dell’autotrasporto” che da quattro mesi vede impegnate associazioni, governo e committenza sarebbe un atto grave.
Il Tavolo – dice Assologistica – ha raggiunto una fase di possibile e concreta mediazione sulla gradualità delle sanzioni, sui tempi di pagamento, sui tempi di carico e scarico, sulla gestione dei pallets, sulla corresponsabilità, con grande e sofferto sforzo delle imprese committenti che l’attuale situazione di mercato suggerirebbe a non fare.
“Mettere in discussione norme così importanti – continua Assologistica – che hanno un significativo valore economico non solo per l’autotrasporto ma anche per le imprese che lo utilizzano e che possono dare una spinta all’efficienza dell’intero sistema nazionale dei trasporti, è una cosa che né la situazione delle nostre imprese che del paese in generale si può permettere.
“La richiesta del ritorno a ”tariffe minime” di una parte del Tavolo e la proclamazione del fermo dei tir a fronte del diniego dell’altra parte – secondo Assologistica – induce a riflettere sulle reali intenzioni dei richiedenti che dopo aver portato a casa tutto il possibile alla fine calano una richiesta irricevibile”.
Assologistica chiede fermamente che non si torni indietro con la messa in discussione di quel poco di liberalizzazione che faticosamente si è riusciti a realizzare e che costerebbe al Paese una paralisi economica nel corso di una difficilissima situazione internazionale. Assologistica che rappresenta una parte significativa della committenza dell’autotrasporto ritiene che il sistema dei trasporti non abbia bisogno di minacce e di blocchi, ma di nuove politiche condivise che facciano fare al settore un forte salto competitivo nell’interesse delle aziende, dei dipendenti e del Paese.
Assologistica auspica che emerga la consapevolezza di aver ottenuto il massimo possibile e che si eviti di danneggiare il paese proclamando azioni di fermo del tutto ingiustificate alla luce dei risultati negoziali.