“Marevivo” affonda
Distrutti tutti gli archivi e molto materiale: ma è partita la corsa alla solidarietà verso l’associazione ambientalista

Rosalba Giugni
ROMA – Loro l’hanno sempre chiamato “il barcone”: in realtà una specie di grande zattera ormeggiata sul Tevere in pieno centro di Roma sulla quale dalla fondazione, ovvero da quasi venticinque anni, l’associazione ambientalista “Marevivo” ha avuto la propria sede e ha ospitato ministri, ambasciatori, tecnici e migliaia di semplici volontari.
Ma da qualche giorno “il barcone” non è più a galla. Nella settimana dopo Ferragosto, che tradizionalmente vede chiusa la sede dell’associazione, la zattera è affondata, poggiandosi sul fondo melmoso del fiume. E’ recuperabile e sarà recuperata. Ma il vero disastro è che sono andati distrutti gli archivi, sia cartacei che informatici, in cui erano custoditi tanti anni di iniziative e di attività.
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Rosalba Giugni, presidente di Mare vivo, e Carmen di Penta, direttore generale, sono rimaste sconvolte: specialmente perché nessuno ha avvertito l’associazione se non quando era troppo tardi. Ma da donne forti e coraggiose, entrambe sono già al contrattacco: “Abbiamo chiesto non solo solidarietà a parole, prima di tutto alle istituzioni – ha detto Carmen – ma anche fatti concreti, visto che dobbiamo ricostruire tutto”. Alle varie delegazioni sparse sul territorio i vertici di “Marevivo” hanno chiesto di preparare la propria documentazione storica per ricostituire l’archivio. E molti volontari si sono già presentati a Roma, sul lungotevere Da Brescia (scalo De Pinedo) dove si intravede sotto il pelo dell’acqua del Tevere il tetto di quello che fu “il barcone”.
Nella disgrazia è andata bene che a bordo non ci fosse nessuno. E alla fine dall’associazione viene anche una nota di speranza: “Ne hanno parlato tutti i giornali, tutti i telegiornali, anche la stampa estera – hanno detto Rosalba e Carmen – il che conforta; e ci fa capire che il nostro lavoro è riconosciuto ed apprezzato”.
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