Ma la Finanza sequestra pontili nei porticcioli
LIVORNO – Le prime raffiche dei venti di burrasca erano già arrivate due anni fa a Ponza, dove furono sequestrati i pontili della nautica lasciando per due stagioni centinaia di barche senza rifugio.
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Sembrava faccenda locale, ma la settimana scorsa la Guardia di Finanza, su ordine del pretore di Grosseto, ha sequestrato pontili galleggianti anche all’Argentario, nei porti di Santo Stefano e Cala Galera, per difformità dalle norme dei relativi piani regolatori comunali. Poi è toccata, proprio una manciata di giorni fa, a un altro porto. E adesso tremano decine di piccoli porti, specie all’Elba ma anche sulla costa toscana, dove esistono pontili galleggianti per la nautica che in molti casi ci sono da anni, con autorizzazioni a loro tempo ottenute dall’autorità marittima (la Capitaneria competente) dopo apposita istruttoria. Il problema è che da allora il demanio marittimo è passato dalla Capitaneria alla Regione, che ne ha affidato quasi sempre la gestione ai comuni. E nel guazzabuglio di leggi e controleggi che caratterizza il settore nautico, stanno nascendo anche questi problemi. A Marciana Marina, dove la situazione dei pontili galleggianti sembra analoga a quella dell’Argentario, s’è scatenato il consiglio comunale. Ma il problema più generale è stato oggetto a Roma, all’inaugurazione del salone della Fiera “Big Blue”, di un dibattito nell’ambito della IV assemblea nazionale della portualità turistica, dove il comandante Angelo Zerilli, già ufficiale delle Capitanerie esperto di demanio e apprezzato consulente giuridico sulla legislazione della portualità del diporto, ha fatto un dissacrante quadro della realtà d’oggi, con il caos di leggi regionali spesso divergenti, le iniziative delle preture, il guazzabuglio dei canoni demaniali e delle concessioni, le pretese dei sindaci di applicare anche in acqua i piani regolatori comunali, eccetera. Un quadro, ripetiamo, che spaventa per l’incertezza delle normative e che sembra ancora più amaro di quello della portualità “maggiore”. Con una conclusione: anche la tanto attesa variante alla legge 84/94 – che prevedeva di adibire a portualità turistica le aree dismesse dai traffici commerciali nei grandi porti – è per il momento al palo e sono così saltate le speranze di nuovi 17/18 mila posti barca. E insieme le speranze di dare spazio e realtà a tutte quelle dichiarazioni sull’importanza economica della nautica italiana che riempiono la bocca dei politici nelle occasioni fieristiche, salvo poi cadere immediatamente nel dimenticatoio.
A.F.
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