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Dei bidoni e l’aforisma di Andreotti

NAPOLI – Quando il populismo prevarica la realtà e la tecnologia viene ignorata a favore di certa demagogia da piazza. Intendiamoci: l’ambiente preme a tutti e l’ambiente marino altrettanto. Ma c’è emergenza ed emergenza. E l’indirizzo che per molti aspetti sembra aver assunto la vicenda del recupero dei fusti perduti al largo di Gorgona da Eurocargo Venezia a dicembre ha molti aspetti paradossali.

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Perché c’è chi – anche tra le istituzioni – sembra convinto che ripescare da 400 metri di fondale un centinaio di fusti metallici sparpagliati nella caduta e in parte semisepolti nel fango, sia come andare a raccogliere le castagne nel bosco: basta allungare la mano e tutto è fatto. Difficoltà tecniche, meteo sfavorevole, ricerca e costruzione dei mezzi adeguati? Ecchissenefrega: chi non risponde alla piazza in tempi fulminei, è un inquinatore o un incompetente. Salvo passare poi sotto silenzio i ripetuti allarmi dell’Arpat sul grado di inquinamento fecale della costa anche cittadina, che hanno costretto il sindaco di Livorno a chiudere la balneazione per qualche giorno.
Adesso siamo a un punto foriero di altre critiche: dopo una trattativa andata per le lunghe non certo per volontà di Grimaldi – dice una nota ufficiale della compagnia dell’Eurocargo Venezia – è stato firmato il contratto di noleggio della nave oceanografica Sentinel della Diamar, che opererà per Castalia, incaricata a sua volta dalla stessa Grimaldi.

Castalia è il raggruppamento d’imprese armatrici che per conto del ministero dell’Ambiente ha il compito di vigilare su tutte le acque territoriali nazionali per prevenire inquinamenti e per affrontare emergenze ambientali. Entro Castalia operano anche le livornesi Neri e Labromare, già intervenute entrambe per la bonifica del relitto della Costa Concordia al Giglio. Ed è un consorzio serio, che coinvolge le imprese più serie nel settore: credere che voglia tirare alle lunghe per disaffezione o incuria è altrettanto offensivo che da incompetenti.

Per procedere con le operazioni di recupero dei fusti sommersi – ricorda sempre Grimaldi in una sua recente nota – occorre tuttavia che gli speciali cassoni, da immergere con la Sentinel per farvi poi scivolare dentro i fusti, siano pronti. E i tempi tecnici per la loro costruzione non possono essere stati di pochi giorni, anche se si è proceduto a ordinarli con la massima urgenza. “Lo slittamento dei tempi del recupero – sottolinea la nota dell’armatore partenopeo – non dipende quindi dalla firma del noleggio della Sentinel, ma dai tempi tecnici e dalle difficoltà relative alla costruzione dei cassoni; cosa peraltro più volte evidenziata dal nostro gruppo nelle riunioni con la Capitaneria”.

Il portavoce dell’armatore aggiunge anche che la Grimaldi ha fatto e sta facendo tutto il possibile per recuperare i fusti perduti nella tempesta dello scorso dicembre da Eurocargo Venezia durante una manovra per salvaguardare la vita dell’equipaggio. Ma che comunque ad oggi “nessuna delle analisi in laboratorio fin qui eseguite ha dato esiti tali da destare preoccupazioni e non c’è tracce di tossicità nell’acqua marina né nei sedimenti prelevati nell’area dove i fusti sono stati dispersi”. Le stesse considerazioni sono state fatte come noto anche dall’Arpat, l’agenzia per l’ambiente della Regione, che ha monitorato costantemente l’acqua e anche la fauna ittica prelevata nella zona; il che confermerebbe quanto sostenuto fin dall’inizio dalla ditta siciliana proprietaria dei fusti, cioè che non ci sono pericoli per l’ambiente e per l’uomo dalla dispersione in alto mare dei solventi contenuti nei fusti.

Considerato che nel solo Tirreno settentrionale a fianco dei fusti dell’Eurocargo Venezia giacciono sui fondali centinaia di relitti, molti dei quali più inquinanti dei bidoni, ma che fino a ieri nessuno si è mai posto il problema dell’eliminarli, viene da pensare che alla fine con l’operazione Eurocargo ci si voglia prima d’ogni altra cosa rifare la verginità ambientale a spese di un armatore o delle sue assicurazioni. Brutto sospetto, che cerchiamo di respingere. Anche se, come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ma spesso s’indovina.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
19 Maggio 2012

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