Plastica in mare, il più viene da terra
SAN FRANCISCO – C’è stato un grande fallimento, con relativa delusione, per il mega-progetto di una diga galleggiante (“Ocean Clear-up”) che avrebbe dovuto imprigionare e quindi concentrare con la sua rimozione le centinaia di metri quadri di rifiuti di plastica che ormai costituiscono vere e proprie isole inquinate, sia negli oceani che nel Mediterraneo. La grande catena di “panne” galleggianti sulla quale erano riposte tante speranze – e concentrati tanti finanziamenti – si è rotta durante l’operazione e non c’è stato modo di ripararle. Ci riproveranno. Ma il problema permane.
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L’obiettivo di “Ocean Clear-Up” era di imprigionare e poi raccogliere almeno 5 tonnellate alla volta di quelle isole di plastica galleggiante che costituiscono veri e propri agglomerati dove le correnti le concentrano. Si parla di chilometri quadrati dove un tempo le navi a vela temevano il mare dei Sargassi, ma anche nel Pacifico e nello stesso Mediterraneo. Il progetto di raccogliere questa spazzatura marina, micidiale per tante forme di vita, andrà avanti: ma sono necessarie anche normative più attente non solo per le navi, ma specialmente per i paesi rivieraschi dove ancora esistono troppi disinvolti scarichi a mare di plastica non riciclabile. Inutile altrimenti, come sottolineano anche gli armatori, chiedere pesanti investimenti alle navi per ridurre l’inquinamento da fumi e da acque di sentina, quando questi rappresentano un’infima percentuale di quanto la terra scarica in mare.
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NAPOLI – Ieri, Venerdì 11 gennaio presso la Sala Valeriano in piazza del Gesù 2 a Napoli, organizzato dal Centro Culturale Gesù Nuovo – Gruppo Sanità – si è tenuto l’incontro sul tema: Plastica: Ambiente e Salute, presentato dal professor Giovanni Di Minno, Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
Gli interventi: prof. Vito Felice Uricchio, Direttore dell’IRSA del CNR, sul tema: Plastica e danni ambientali; professor Antonio Arnese, Università degli Studi di Napoli “L. Vanvitelli”, sul tema: Microplastiche: Possibili effetti sulla salute Umana.
Le conclusioni, in particolare sulle problematiche del Mediterraneo e dei mari italiani, erano state affidate al generale. Sergio Costa, ministro dell’Ambiente.
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