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Confindustria Romagna attacca il blocco trivelle del Milleproroghe

Nella foto: Una piattaforma marina davanti alla costa ravennate.

RAVENNA – Il Paese è bloccato, le attività economiche legate all’energia continuano a essere in sottordine nei piani nazionali, o anche peggio: si bloccano attività di ricerca sul territorio che potrebbero invece dare nuova linfa.

A sostenerlo con un duro intervento dei giorni scorsi è il presidente di Confindustria Romagna Paolo Maggioli. Che in riferimento al nuovo blocco di sei mesi per le operazioni delle trivelle in Adriatico, inserito nel decreto “Milleproroghe”, parla dei danni economici ma anche d’immagine dell’Italia.

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Il rinvio del blocco, in corso fino al settembre prossimo e ora esteso fino al febbraio 2021, sta mettendo in crisi il comparto dell’offshore ravennate, leader indiscusso in Italia e in parte del Mediterraneo. Un comparto, ha detto Maggioli, che con le sue piattaforme lungo la costa romagnola non ha mai creato problemi né di inquinamento né di turismo ed è stato anzi importante per l’economia nazionale. Le crescenti limitazioni imposte all’attività hanno ridotto i posti di lavoro già da un paio d’anni; e gli oltre 10 mila impiegati alla fine degli anni novanta sono diventati oggi meno di 3 mila, con il rischio concreto che i nuovi “stop” alle trivelle cancellino anche gran parte di questi ultimi. Una prima conseguenza è che sei aziende in loco hanno chiuso, e le maggiori si stanno spostando all’estero.

Tra gli assurdi c’è anche il blocco al piano d’investimenti dell’ENI che in zona vale un miliardo e comporta un sostanziale aumento del numero degli occupati, oggi fermo a 700 persone. E anche l’incontro della scorsa settimana avuto a Roma dai rappresentanti sindacali del comparto, non sembra abbia ottenuto alcun risultato concreto.

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Pubblicato il
26 Febbraio 2020

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