Finalmente habemus papam…
PIOMBINO – Da ogni scelta, si sa, escono vincitori e vinti. E con le leggi d’oggi, sempre – purtroppo – con la riserva mentale che i risultati siano temporanei, perché rimane aperta la diffusa seconda opzione dei TAR.
Facciamo finta, per semplificarci le cose, che le decisioni della gara per le tre aree di Piombino porto possano diventare rapidamente definitive. L’elemento positivo è che arrivano nuovi investimenti e nuovi investitori, tutti di un certo peso anche internazionale. Può scontentare qualche cultura dell’autarchia il fatto che tutte e tre le aree a gara siano state assegnate a imprese con una forte componente straniera: ma con questi lumi di luna, come dicono i realisti, le aziende italiane hanno già raschiato il fondo del bidone. E poi, per i lavoratori che aspettano con trepidante impazienza, vale l’antico e cinico principio: “o di Francia o di Spagna/ purché se magna”. Non è solo una metafora: per molti è questione di poter mangiare, con la famiglia, il pane quotidiano.
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Qualcuno ha voluto sottolineare, dopo l’annuncio dei risultati, che uno dei più importanti pretendenti annunciati tempo fa, il Nuovo Pignone, non si è nemmeno presentato. Sorprende che ci siano dei sorpresi, visto che il colosso della Baker Hugles Usa aveva già fatto sapere di non essere più interessata e di voler semmai potenziare il suo sito di Carrara. Il gossip sussurra che a far tirare indietro Nuova Pignone sia in particolare l’imbuto stradale e ferroviario che condiziona l’accesso al porto: e che avrebbe creato enormi difficoltà a far confluire in banchina i grandi moduli industriali del suo comparto Oil&Gas. Il piano era di 40 milioni d’investimento. Pazienza. Dice Claudio Capuano, intelligente deus ex machina della gara per l’AdSP: “Ce ne faremo una ragione”. Sconfitti anche i portuali delle due compagnie di Livorno e Piombino: la loro Piombino Multiterminal aveva buone idee ma pochi quattrini. E sconfitti, con sorpresa, anche gli indiani di Jindal, freschi proprietari della ex-Lucchini. Dopo la recente visita della viceministro Alessia Morani alla disastrata fabbrica, si sono moltiplicati gli appelli perché Jindal chiarisca che cosa vuol fare. C’è chi teme che voglia solo strizzare di più gli aiuti pubblici. Non sarebbe la prima.
Antonio Fulvi
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