TRIESTE – Le ragioni storiche che hanno determinato la creazione del Porto Franco internazionale di Trieste, pur a seguito di recenti interventi sulla normativa, non trovano piena attuazione a più di settant’anni dal Trattato di Pace del Dopoguerra.
Un webinar del Propeller Club di Trieste ha cercato di fare il punto della situazione, anche alla luce delle recenti polemiche apparse sui media nazionali di settore proprio in merito a presunti, immotivati vantaggio dello scalo del Friuli Venezia Giulia. Relatori all’incontro Stefano Zunarelli, docente di Diritto della Navigazione all’Università di Bologna, Stefano Visintin, presidente Confetra FVG e Enrico Samer, presidente e ad di Samer & Co. Shipping SpA.
L’incontro è stato introdotto dal professor Stefano Zunarelli, già consulente del governo nazionale.
Extradoganalità territoriale, la possibilità di realizzare insediamenti industriali e la scarsa attenzione di politica e istituzioni alla tematiche del riconoscimento effettivo delle norme. Sono state queste le colonne portanti dell’intervento, segnato da una precisa elencazione della normativa che definisce il Porto Franco internazionale di Trieste. «La regolamentazione è stata spesso letta come “residuato bellico” piuttosto che regime ben vigente – ha ricordato il professor Zunarelli – ma è importante partire dal dato letterale delle norme, dalle quali emerge la forza con la quale si è inteso riconoscere certe prerogative, rispetto ad altre realtà portuali».
L’eliminazione del Porto Franco internazionale di Trieste dalla lista delle zone franche con l’inserimento nella lista delle aree extradoganali dell’Unione Europea: è questa la proposta di Confetra FVG, ricordata dal presidente Stefano Visintin come la strada maestra da imboccare lungo un percorso necessario per ottenere il pieno riconoscimento del regime di Porto Franco internazionale. Tale proposta era già stata fatta propria dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, lo scorso luglio durante un’audizione davanti le Commissioni regionali competenti.
«Concretamente quello che si chiede è che il governo italiano notifichi alla Commissione Europea l’inserimento Porto Franco internazionale di Trieste nella lista dei territori extradoganali dell’Unione Europea, dal momento che l’Agenzia delle Dogane lo ritiene indispensabile – ha spiegato Visintin – per dare il via libera alle produzioni industriali di prodotti destinati in Europa».
Tuttavia, ha ricordato ancora il presidente Confetra FVG, nell’attesa di questo intervento governativo, la stessa Agenzia delle Dogane riconosce la possibilità di lavorazioni industriali i cui prodotti sono destinati fuori dall’Unione Europea: è quindi da questo tipo di produzioni che possono partire subito, se nel tavolo paritetico Dogane/Autorità di Sistema Portuale si definiranno concretamente le procedure di autorizzazione.