Sua eccellenza la carta

Paolo Chiesi
LIVORNO – È diventata ormai preziosa, quasi come la cartamoneta: senza esagerare, gli ultimi aumenti di prezzo della carta, che hanno sfiorato il 100%, hanno reso ancora più importante il ciclo di approvvigionamento della materia prima, che va dalla cellulosa ai rotoli grezzi di carta e alle balle da riciclare. E nel ciclo, hanno reso altrettanto importanti le specializzazioni per fare il lavoro di sbarco, immagazzinaggio e spedizione più efficienti e funzionali.
Ne parliamo con Paolo Chiesi, responsabile commerciale di area del gruppo Bolzoni, specialista proprio del settore, e con Carlo Fallarini, responsabile marketing a livello globale dello stesso importante gruppo.

Carlo Fallarini
La premessa illustrataci da entrambi è che il gruppo Bolzoni opera in particolare nei porti, specializzato per la movimentazione della cellulosa, balle di cellulosa e rotoli di carta. Un mondo logistico diverso da quello dei container, perché le categorie merceologiche come le balle di cellulosa e i rotoli di carta richiedono attrezzature tutte speciali e adeguate di cui il gruppo è ideatore e fornitore. Nei porti dove la movimentazione della cellulosa e della carta è importante, come Livorno, Napoli, Monfalcone, Savona e Genova, Bolzoni è un asset primario.
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GAZZETTA – Da quello che ci risulta, Livorno (porto storicamente attrezzato) è uno dei primi per cellulosa, destinata ai clienti finali ovvero le cartiere della lucchesia. Sulla movimentazione a Livorno quali sono, secondo voi, i vantaggi e le problematiche che riscontrate?
Paolo Chiesi – “Sicuramente è un vantaggio la presenza di società ben organizzate (come MarterNeri), ma anche come la stessa CPL la quale ha l’esclusiva sottobordo per la messa a terra della cellulosa. Globalmente, Livorno è ben attrezzata. Tra i limiti, segnalerei la logistica dei capannoni di deposito, distanti dalla banchina: un tallone d’Achille storico del porto. Monfalcone o Savona per esempio, dispongono di capannoni di stoccaggio a distanza di solo 50 metri dalla banchina”.
GAZZETTA – Una distanza, quella a Livorno, che provoca rotture di carico che si riflettono ovviamente sui costi.
Paolo Chiesi – “Direi soprattutto su quelli per gli operatori perché devono disporre di altri mezzi per il carico e spostamento nei magazzini della cellulosa.”
Carlo Fallarini – “Ricordo che a Napoli, un nostro cliente ha il capannone praticamente sito sulla banchina. Una situazione operativamente ideale”.
GAZZETTA – Abbiamo visto in passato che i rotoloni di carta venivano lasciati all’aperto lungo viale da Vinci, di fronte al terminal Neri. Indisponibilità dei magazzini o sistemazione temporanea?
Paolo Chiesi – “La seconda ipotesi, in attesa poi di trovare una sistemazione idonea. Per fare un esempio concreto, a Livorno all’interno del varco Valessini, dove la CPL due o tre anni fa ha costruito quell’immenso capannone metà al coperto e il restante all’aperto, a causa di un’alluvione si sono rovinate tonnellate e tonnellate di cellulosa. Questo per sottolineare la scarsità dei magazzini davvero idonei.”
GAZZETTA – Dal punto di vista della movimentazione, in cosa consistente la vostra specializzazione?
Paolo Chiesi – “Ideiamo e forniamo una dotazione per il carrello elevatore di attrezzature specifiche per la tipologia merce da movimentare. Noi non “tocchiamo” il container se non per gestire la merce sfusa (balla, rotolo, cellulosa, “billette di piombo”) all’interno. Ovviamente ci sono anche interventi, così detto d’emergenza. Recentemente a Livorno è arrivata una nave, dall’India, con pallet di risme di carta non posizionate bene, e conseguente ribaltamento all’interno della merce. L’operatore ha dovuto rimettere in posizione questi pallet, e dotare i carrelli elevatori con attrezzature (da 4-6 forche) che consentissero la gestione di due o tre pallet in contemporanea.
GAZZETTA – Sono attrezzature specifiche che fornisce direttamente l’azienda?
Paolo Chiesi – “Sì, siamo una multinazionale con varie sedi in tutto il mondo. In Finlandia costruiamo pinze per bobine, per cellulosa di grossa portata, nello stabilimento in Germania si costruiscono attrezzature con rotazione e per pallet multipli così lo storico stabilimento della casa madre a Piacenza con 350 dipendenti il resto della gamma. In America vi è un grande stabilimento che gestisce l’area americana, mentre in Cina ce ne sono due. Siamo dunque in grado di coprire al meglio tutti i mercati mondiali”.
GAZZETTA – Potete farci un riassunto dell’evoluzione del business della Bolzoni negli anni della pandemia?
Carlo Fallarini – “Diciamo che il business, inteso come andamento di mercato, è molto positivo. Abbiamo avuto un calo importante nell’anno della pandemia (marzo-settembre 2020), dove in tutto il mondo il mercato si è praticamente fermato. In quel periodo le vendite dei carrelli elevatori – e il nostro mercato vive dei carrelli elevatori – si sono arrestate; a cascata anche noi abbiamo subìto il colpo. Dal 2016 al 2019, le annate erano state invece molto buone. Poi siamo passati dal 2020 del Covid, già detto, per poi approdare al 2021 dove c’è stato un rimbalzo economico enorme. Persistono ancora delle criticità di fornitura, avendo accumulato “troppo lavoro” (ma questo non è mai abbastanza) nel 2021. Nel nostro settore, l’economia pre-pandemia era buona: il blocco forzato è stato dovuto da dinamiche non economiche: un rimbalzo che continua nonostante altre problematiche emerse già prima della guerra russo-ucraina come l’aumento del costo delle materie prime, la speculazione, costi dell’energia: ma ad ora non vediamo un rallentamento del mercato. Siamo però in una situazione mai vista prima: le acciaierie non producono nonostante vi siano richieste, e quando lo fanno i costi variano con aumento molto importanti. I nostri clienti principali sono gli operatori dei carrelli elevatori (quelle aziende che producono e rivendono), limitati nel numero e ripetitivi. Lavoriamo con degli standard ma negli ultimi 12 mesi, abbiamo dovuto rivedere i listini 4-5 volte, perché la situazione dei costi è fuori controllo. Dalla fine del 2020, con gli andamenti di mercato, non abbiamo avuto respiro.”
GAZZETTA – In questa situazione, quali sono le prospettive di “ritorno alla normalità”?
Carlo Fallarini – “Bella domanda. Non lo sappiamo, onestamente. La situazione è veramente fuori controllo. Noi registriamo con preoccupazione la grossa difficoltà dell’approvvigionamento dei materiali. La supply chain è in forte stress sia a monte, sia a valle per i ns clienti. Ripeto però che resta difficile sapere cosa succederà e fare delle previsioni, alla luce dell’incognita energia e gas. Ci ritroviamo in sostanza in una forte contraddizione: con un mercato molto vivo, ma un portafoglio che si è allungato nei tempi sia per volumi sia per richieste dei clienti che a loro volta hanno allungato le consegne. Chiaro che non è un momento facile, anche se abbiamo le spalle forti”.
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