La Scuola Normale di Pisa fra le 150 migliori università al mondo
Ha guadagnato 17 posizioni, al secondo posto in Italia
PISA. Autunno, tempo di castagne e di classifiche con il ranking delle università nel mondo. Stavolta la Scuola Normale Superiore di Pisa può cantare vittoria a squarciagola per il risultato conseguito nella graduatoria del “World University Rankings” della rivista britannica “Times Higher Education”, fresca fresca di pubblicazione. La Normale è:
- tra le prime 150 università del mondo, in particolare è alla 137a posizione su scala globale (salendo 17 posizioni nell’arco di appena dodici mesi);
- è al secondo posto fra gli atenei italiani dopo l’Università di Bologna,
- si conferma in prima posizione tra le scuole a statuto speciale italiane.
È da precisare che i risultati di World University Rankings si riferiscono all’anno accademico 2022/2023 e sono in comparazione con l’anno accademico 2021/2022: riguardano 2.191 istituti provenienti da 115 paesi e territori. In testa al ranking globale per il decimo anno consecutivo, l’Università di Oxford, seconda Massachusetts Institute of Technology, terze le università di Princeton e Cambridge.
A richiamare la notizia con giustificato orgoglio è proprio lo stato maggiore. Lo fa segnalando che «era dall’edizione 2016 che la Normale non occupava una posizione così alta nella classifica generale del “Times Higher Education” (137° posto anche allora).
La classifica di “Times Higher Education” tiene d’occhio una serie di fronti e parametri. Ad esempio, la qualità dell’insegnamento (teaching); l’ambiente di ricerca (research environment), parametro che include la reputazione di un’università per l’eccellenza nella ricerca tra i suoi pari; la qualità della ricerca (research quality) e altri pilastri come il trasferimento tecnologico nel mondo delle imprese (industry) e la presenza di personale accademico dall’estero (international outlook). La Scuola universitaria con sede a Pisa e Firenze ottiene ottimi risultati soprattutto nei parametri dell’insegnamento e in quello della qualità della ricerca, in cui ottiene quest’anno 86.4 punti, il massimo finora registrato in queste graduatorie.











