Rigassificatore Piombino, Gariglio chiama in causa il governo per le compensazioni
Il rebus della collocazione e i soldi per le banchine del rilancio siderurgico

Rigassificatore a Piombino
PIOMBINO (Livorno). «È indispensabile sapere se e quanto il terminale del rigassificatore rimarrà ancora nel porto di Piombino». Davide Gariglio, l’avvocato torinese chiamato al timone della portualità governata da Palazzo Rosciano, dunque Piombino inclusa, non ci gira troppo intorno: tira per la giacca il governo per chiedere una decisione chiara. Lo fa nel contesto più rilevante per la comunità locale: il consiglio comunale monotematico convocato dal sindaco Francesco Ferrari. Lo fa soprattutto mettendo pragmaticamente sui due piatti della bilancia i benefici e i guai che la presenza della nave “Italis Lng” porta con sé: senza demonizzarla, anzi il contrario, ma anche senza chiudere gli occhi di fronte agli impicci che potrebbe creare all’altra grande operazione che riguarda Piombino, cioè un grosso investimento per il rilancio del polo siderurgico finalmente dopo anni e anni a bagnomaria nelle chiacchiere. Lo fa principalmente per evitare che al tirar delle somme Piombino si becchi il rigassificatore e non abbia nemmeno le “compensazioni” che ne aiutino il rilancio.
Dall’intervento del direttore operativo di Snam Energy Terminals, Carlo Mangia, e nel corso del dibattito è emerso che:
- dagli inizi di luglio di due anni fa l’impianto collocato nel porto di Piombino è stata rifornita da 91 navi cisterna per il trasporto di Gnl;
- la società prevede di entro fine anno di utilizzare «il 100% della propria capacità di rigassificazione disponibile»;
- il terminal piombinese è «interamente italiano» e in percentuale risulta «il più utilizzato in Europa come rigassificatore galleggiante»;
- negli ultimi quattro anni il Gnl abbia visto crescere «dal 10% del 2021 al 32% attuale» la propria incidenza sulla copertura dei flussi di gas in entrata nel nostro Paese;
- da gennaio a ottobre i flussi di Gnl sono aumentati a livello nazionale del 42% su base annuale e il contributo di Piombino è stato determinante;
- nel 2025 sono state la “Italis Lng” ha scaricato gas 39 volte da navi metaniere, rappresenta «quasi il 20%» del totale a livello nazionale nei cinque rigassificatori operativi.
Intanto, c’è da considerare che si dovrebbe ragionare in primo luogo della futura collocazione del terminal: il rigassificatore era stato collocato a Piombino con il governo Meloni che aveva preso solenni impegni a utilizzare Piombino in emergenza per tre anni fino al luglio 2026 e sulla base di quella scadenza nei tempi era arrivata l’autorizzazione del commissario straordinario Eugenio Giani. Come sempre succede in Italia, le cose provvisorie diventano definitive (e poi si fa finta di interrogarsi sul perché le popolazioni abbiano zero fiducia negli impegni solenni di qualunque autorità…). Manco a dirlo, ora salta fuori la qualsiasi per giustificare che sarebbe proprio un controsenso spostarlo da lì.

Davide Gariglio
Anche il numero uno dell’Authority livornese non chiude gli occhi di fronte ai benefici che, «anche e soprattutto in termini economici», la presenza del rigassificatore ha apportato tanto alle casse dell’Autorità di Sistema quanto ai conti delle imprese della comunità portuale piombinese. Non stiamo parlando di briciole: Gariglio comincia da casa sua e dice papale papale che l’Authority incassa da Snam:
- canone: 590mila euro ogni anno;
- diritti marittimi (tasse sulle merci, i carichi di Gnl): 2,18 milioni di euro nel 2024 e 1,8 milioni fin qui quest’anno.
- tasse di ancoraggio: 1,4 milioni lo scorso anno e 1,03 milioni quest’anno.
Non c’è solo questo. Ad esempio, in fatto di servizi tecnico-nautico («che hanno consentito al terminal di operare in piena operatività e nel rispetto della più assoluta sicurezza») è stato generato «un fatturato notevole tanto nel 2024 che nel 2025 (ma solo fino ad ottobre):
- per le attività di ormeggio: 805mila lo scorso anno e 736mila euro quest’anno;
- per i piloti: 727mila lo scorso anno e 690mila euro quest’anno;
- per i rimorchiatori (la flotta dedicata all’ “Italis Lng” è stata aumentata da 2 a 4 unità): 10 milioni di euro lo scorso anno e 8,8 milioni quest’anno.
Al tempo stesso, però, Gariglio invita a tener presente che la sovrapposizione delle attività di rigassificazione con quelle navalmeccaniche di Piombino Industrie Marittime (Pim) ha «limitato fortemente le prospettive di sviluppo della joint venture fra il gruppo livornese Neri e quello genovese San Giorgio del Porto»: è stata costretta a fare a meno della banchina est per il completamento delle attività di costruzione delle navi.
Di più: fra i rebus da risolvere, Gariglio mette anche il destino della banchina utilizzata oggi da Snam, visto che il decreto 50/22 (art.13 comma 5) prevede che «gli impianti presenti sulla banchina devono essere preservati anche in caso di trasferimento della “Italis Lng”»: non era già forse questa la riprova che fin dall’inizio si è pensato di lasciare il rigassificatore lì? Come che sia, da Palazzo Rosciano ricordano che si tratta di «un’area strategica che non potrà comunque essere più utilizzata per le esigenze di sviluppo del porto».
Ma non siamo ancora al cuore del problema, che è un altro: non è per niente casuale ogni riferimento al fatto che sull’area siderurgica di Piombino c’è un accordo che il governo ha messo nero su bianco con l’alleanza fra gli ucraino-olandesi di Metinvest e i friulani di Danieli. La logistica portuale ne è un pilastro, ma – dice il presidente dell’Authority livornese – «occorrono spazi e infrastrutture idonee».
A tal riguardo, Gariglio ha detto di aver «avviato un confronto con il governo per parlare dei necessari interventi di infrastrutturazione presenti nel piano regolatore portuale. Di cosa si tratta? Uno: il restringimento della Darsena. Due: la creazione di una banchina ovest. Tre: la possibilità di usare nuovi piazzali. Cosa manca? Dal punto di vista autorizzativo, è ancora da ottenere il decreto ministeriale in tandem fra Infrastrutture e Ambiente per il nulla osta alle collegate attività di dragaggio («confidiamo di ricevere l’autorizzazione entro il prossimo mese»). Ma mancano soprattutto i quattrini per realizzare il nuovo layout portuale. «Così come servirebbero – afferma l’ente portuale – ulteriori risorse (circa 50 milioni di euro) per la realizzazione di nuova banchina da destinare alle attività di Metinvest». Gariglio: «Ci stiamo portando avanti con le attività di progettazione della infrastruttura ma non c’è la copertura economica per avviare l’opera».
«Abbiamo un porto che sta servendo gli interessi nazionali del Paese dal punto di vista energetico e che si trova oggi a dover supportare anche progetti strategici per il rilancio della siderurgia nazionale», dice il presidente dell’istituzione portuale. Gariglio si dice aperto al confronto con il governo, ma – avverte – «occorre che le decisioni di indirizzo politico nazionale siano tarate anche sulle esigenze di sviluppo locale: perciò riteniamo sia della massima urgenza affrontare assieme al Comune e alle altre istituzioni il tema delle compensazioni».
Bob Cremonesi











