Alla Meloria i nuovi limiti dell’area protetta

LIVORNO – La Capitaneria di Porto ha reso noto che sulla Gazzetta Ufficiale n. 79 del 6 aprile scorso sono stati pubblicati i Decreti del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che hanno istituito la nuova Area Marina Protetta “Secche della Meloria” ed approvato il regolamento di disciplina delle attività consentite nelle diverse zone dell’area marina protetta. <p style=”text-align: justify;”>La gestione è stata affidata provvisoriamente all’Ente Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, mentre la sorveglianza sarà effettuata dalla Capitaneria di Porto.

I Decreti individuano tre zone sottoposte a diversi profili di tutela:

– una zona “A”, dell’estensione di circa 6 Kmq, posta a ovest della Torre della Meloria, dove sono vietate tutte le attività, compresa la navigazione;

– una zona “B”, dove viene consentita la navigazione e la balneazione, mentre l’ormeggio dovrà avvenire in zone individuate ed autorizzate dall’ente gestore, anche mediante appositi campi boe. Il medesimo ente gestore autorizzerà l’esercizio della pesca sportiva con lenza e canna, riservata ai residenti nei Comuni di Livorno e Pisa, e le immersioni subacquee; in tale zona sono possibili anche l’esercizio della piccola pesca artigianale e della pesca turismo da parte delle imprese di Livorno e Pisa;

– una zona “C”, ove sono consentite anche la navigazione delle navi da diporto e delle navi di linea e di servizio e, su autorizzazione del soggetto gestore, la pesca sportiva con lenza e canna anche ai non residenti nei Comuni di Livorno e Pisa.

Tali disposizioni entreranno in vigore il 21 aprile e pertanto si invitano tutti gli appassionati del mare che frequentano le Secche di informarsi attentamente ed attenersi ai comportamenti previsti, anche per non incorrere nelle relative sanzioni che, nel caso di navigazione a motore in zona “A”, sono costituite, sino a quando l’ente gestore non avrà posizionato degli appositi mezzi di segnalazione, dal pagamento di una sanzione amministrativa da 200 a 1000 euro.

Per violazioni più gravi è previsto l’arresto fino a dodici mesi e l’ammenda sino a circa 26.000 euro.

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