LIVORNO – Si chiacchierava così, l’altra sera nel salone del Lem, alla presentazione del libro di Remo Pensabene “Sono un portuale!”. In attesa del via agli interventi, qualche giovane chiedeva quanto pesava, “ai suoi tempi”, una coffa di carbone; quella che si vede in una delle tante fotografie vintage riportate nel volume. E’ stato risposto che andava sui 50 chili, ma per chi lavorava a cottimo – e ce n’erano, il libro è tutto un ricordare la disperata miseria che spingeva la gente a sfiancarsi – poteva pesare anche di più, e tutta su una spalla sola. Breve parentesi: da giovanissimo, quando cominciò a lavorare in stiva, Italo Piccini lo chiamavano proprio così, “Carbone”, perché la sua coffa era sempre “più”.
Di Italo Piccini, del figlio Roberto, ma in generale dei “politici” che hanno fatto la Compagnia Portuali di Livorno, ma spesso secondo lui l’hanno anche gestita con disinvoltura e con grande e qualche volta eccessiva corte di ruffiani, Remo Pensabene esprime giudizi sfaccettati.
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