Assonautica: una stangata solo dannosa
ROMA – Anche l’Assonautica delle Camere di Commercio ha preso posizione nei giorni scorsi sulla parte nautica della manovra “Salva Italia” del governo Monti. In un documento firmato dal presidente nazionale Gianfranco Pontel si rileva che la nautica è stata colpita “con criteri che appaiono ai nostri esperti come discutibili sull’equità e cervellotico-burocratici sull’applicazione”.
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Per di più – afferma l’Assonautica – “la manovra colpirà ancora più duramente tutto il comparto della cantieristica, dei porti ed approdi; e specialmente rischia di dare una pesante mazzata all’economia turistica sui nostri ottomila chilometri di coste”.
L’Assonautica italiana – ha scritto ancora Pontel – ha voluto attendere il chiarirsi delle metodologie di applicazione della manovra prima di intervenire, nella speranza che i preannunciati “correttivi & aggiustamenti” fornissero un quadro certo. “Purtroppo sulla tassa di stazionamento gli interventi successivi alla prima bozza del governo sembrano essere stati tout court peggiorativi, concepiti unicamente nella speranza – non si sa quanto realistica – di far cassa. In questa chiave va letta specialmente l’abolizione dei coefficienti di vetustà, in primo tempo previsti, che peraltro già esistevano nella precedente tassa di stazionamento e sono previsti in quasi tutti i paesi marittimi. E in questa chiave va letto anche il ripensamento dall’esenzione dalla tassa – un’esenzione che inizialmente era prevista, anche solo per le imbarcazioni sotto i 12 metri – dei residenti sulle piccole isole e sulla laguna di Venezia”.
L’Assonautica è consapevole che “a fronte dei pesanti sacrifici chiesti a tutti gli italiani anche su beni primari come le abitazioni e su fonti di sostentamento essenziali come pensioni e salari, il carico fiscale riproposto sulle imbarcazioni da diporto possa apparire come un intervento di equità peraltro simbolico, visto il suo scarso contributo diretto alle entrate.
Ma l’Assonautica non può esimersi dal sottolineare – continua la nota – come il provvedimento rischi di innescare la tanto paventata “macelleria sociale” sull’intera filiera del lavoro sui cantieri, sui porti e sulle strutture turistiche, allontanando migliaia di barche dalle nostre coste a tutto vantaggio dei paesi dirimpettai.
I quali, pur anch’essi in una crisi internazionale analoga a quella italiana – conclude il documento – si sono ben guardati da provvedimenti che allontanino le barche; barche che portano alla loro economia risorse ingenti, sia economiche sia culturali e tecnologiche”.
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