Caliendo: restituire gli aumenti dei contratti
Una circolare annuncia che secondo l’Istat non sarebbero legittimi – Immediato sciopero per il 5 dicembre e preannuncio di azioni ancora più clamorose

Cosimo Caliendo
ROMA – Nel paese del diritto ma specialmente del rovescio, arriva una nuova grana nell’ambito delle Autorità portuali legata proprio alle incertezze della posizione giuridica del personale e dei relativi contratti.
Nella sostanza, a seguito di una circolare del direttore generale dei porti Cosimo Caliendo – ministero delle Infrastrutture – che rifacendosi al Consiglio di Stato chiede alle Autorità portuali di far restituire ai propri dipendenti tutti gli aumenti dell’ultimo contratto integrativo e del contratto nazionale, è stato proclamato lo stato di agitazione immediato e un primo sciopero nelle Authority per mercoledi 5 dicembre.
La vicenda ha aspetti kafkiani, e vi si intrecciano i consueti contorzionismi delle leggi nazionali sul lavoro, con i controlli ministeriali e i successivi interventi della magistratura contabile.
[hidepost]In queste ore c’è tutto uno svolazzare di documenti sindacali (Filt- Cisl, Uiltrasporti, Ancip) nei quali si mira a dimostrare che la circolare Caliendo nasce da un “ircocervo” giuridico, cioè da una interpretazione distorta della natura dei contratti nelle Autorità portuali sulla base delle varie spending review sul pubblico impiego. Nella sostanza: malgrado la stessa autorità di controllo del ministero avesse approvato dal 2010 a oggi i contratti nazionali e gli integrativi, con le relative spese, sulla base di un pronunciamento del Tar di Napoli ribadito (o meglio: non contestato) dal consiglio di Stato si chiede adesso alle Autorità portuali di farsi restituire tutti gli emolumenti dati ai dipendenti sulla base del contratto nazionale e degli integrativi. Significa, in termini economici, di richiedere coercitivamente ai dipendenti la restituzione di cifre che vanno da 2 mila a oltre 6 mila euro: una vera e propria mazzata che – sottolineano i sindacati di settore – innesca anche complicati e quasi disperati conteggi su quanto queste cifre da restituire hanno inciso nei vari regimi fiscali: che, come sempre in Italia, non prevedono certo restituzioni delle tasse già pagate. Insomma, un pasticciaccio.
La preoccupazione che deriva dalla circolare Caliendo è anche che in questo modo si possa arrivare – surrettiziamente – anche a silurare il contratto nazionale che è stato il risultato di lunghe e complesse trattative, alla fine codificate dallo stesso Stato. Se si aggiungono le tante altre insoddisfazioni interne alle Autorità portuali, legate in particolare a certi compiti non definiti dalla pianta organica che lasciano varie zone d’ombra, si capisce che lo sciopero del 5 preannuncia solo uno stato di agitazione che potrebbe sfociare in alcune più pesanti iniziative.
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