Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Da interporto a retroporto quale futuro per Guasticce?

Tutti i problemi di una trasformazione che non è solo giuridica – Indispensabile il coinvolgimento concreto delle istituzioni e l’apertura ai privati

FIRENZE – Il presidente dell’Autorità portuale di Livorno Giuliano Gallanti non parla molto: ma in compenso qualche volta parla chiaro, che più chiaro non si può. E’ il caso dell’interporto “Vespucci”: nell’ultimo comitato portuale, quello dell’Ok alla concessione della banchina del molo Italia alla Scotto di Giorgio Neri, del buffetto sulla guancia alle imprese che non operano correttamente con la manodopera, all’acquisto delle aree Spil (che lo stesso sindaco aveva giurato di non voler mai vendere) necessarie per gli insediamenti Mosul e Tco, Gallanti ha detto chiaro e tondo che l’Authority sottoscriverà l’aumento di capitale per il “Vespucci” se ne sarà chiarito il ruolo di retroporto. E in questo caso potrà anche aumentare la partecipazione.

[hidepost]

Giuliano Gallanti

Come si vede, tutto al futuro. Ma non sembra che sia una strada facile, perché c’è in porto chi – pur essendo socio del “Vespucci”, in qualche caso con quote poco più che simboliche – di retroporto non vorrebbe sentir parlare. Non sembra che sarebbero contenti, per esempio, i vertici della Cilp, che vedrebbero diluire la propria presenza in un’area assai più vasta. Non si capisce bene come la prenderebbero i soci del “Faldo”, che a questo punto avrebbe un’altra area concorrente per le auto – già ci opera e non a piccole dosi il gruppo Gragnani – eccetera.
Ma il vero problema è che se la funzione di retroporto dovrebbe essere logica a pochi chilometri dalle banchine, di fatto l’interporto Vespucci non l’ha mai voluta (o potuta) sviluppare davvero. Che retroporto può essere – ci si chiede da tempo – senza un collegamento ferroviario diretto con le stesse banchine? Che retroporto può essere senza nemmeno un vero fascio ferroviario di collegamento con la rete nazionale cargo? Che retroporto può essere se l’ufficio delle dogane aperto anni fa al “Vespucci” con gran battere di tamburi di fatto è quasi sempre chiuso perché non ha lavoro?
Sono questi i problemi che Gallanti, Barbera, i sindaci di Livorno e Collesalvetti e anche la Regione Toscana dovranno affrontare sul serio, se sul serio si vorrà dare un ruolo nuovo (o meglio: un vero ruolO) al “Vespucci”. E non come troppo spesso accade, in tempi storici: ma presto. Anzi: subito.
A.F.

[/hidepost]

Pubblicato il
27 Luglio 2013

Potrebbe interessarti

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora