Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Maersk rifinanzia le navi vendendo il comparto Oil

Un’immagine ironica di una delle grandi portacontainers del colosso Maersk, che sembra trasportata da un tir.

PARIGI – Con 5 miliardi di dollari cash più 2,5 di debiti la francese Total si assicura il forte presidio che la danese Maersk ha nei pozzi del mare del Nord. L’operazione di acquisizione, annunciata dal colosso francese dopo l’approvazione di entrambi i consigli di amministrazione, sarà finanziata con un aumento di capitale e l’emissione di azioni Total per 4,95 miliardi di dollari da girare al principale azionista di Maersk Oil, AP Moller Holding. Gli ex azionisti Maersk avranno il 3,75% di Total e avranno un posto nel consiglio di amministrazione.

[hidepost]

L’effetto industriale per Total sarà un aumento immediato delle riserve e della produzione, proprio grazie ai molti pozzi attivi e a quelli in esplorazione che la compagnia danese ha tra Norvegia, Regno Unito e Danimarca (con Copenaghen nuovo centro operativo di Total per la regione). Nel dettaglio i francesi si aspettano “l’aggiunta di circa 1 miliardo di barili di olio equivalente di riserve, una produzione supplementare di 160 mila barili di olio equivalente al giorno nel 2018 che crescerà a più di 200 mila barili entro i primi del 2020, sinergie operative, commerciali e finanziarie per oltre 400 milioni di dollari all’anno” come specificato dal comunicato che rimanda alla prima parte del prossimo anno la scadenza per ottenere le autorizzazioni necessarie e chiudere l’intera operazione. Crescerà la competizione con Shell, Statoil e le altre compagnie petrolifere forti nel bacino del Nord Europa, dove i francesi ora diventano il secondo operatore come produzione annuale, così come è accaduto nel 2016 dopo la fusione tra Shell e BG.

Soddisfazione da parte anche dei danesi – dice la nota di Total – costretti ad uscire dal business petrolifero per compensare le difficoltà dell’altro principale settore della conglomerata Maersk: il traffico merci via mare, che ha colpito tutti i grandi del settore e che ha costretto la società portacontainer danese a ridurre la capacità di trasporto e rifinanziarsi.

[/hidepost]

Pubblicato il
30 Agosto 2017
Ultima modifica
5 Settembre 2017 - ora: 15:55

Potrebbe interessarti

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Sempre più droni sul mare

Se ne parla poco, specie dei più specializzati: come quelli subacquei della Wass di Livorno per Fincantieri, o quelli sempre italiani, costruiti però in Romania dall’ingegner Cappelletti della livornese ex Galeazzi. Però adesso Fincantieri,...

Leggi ancora

Porti teu in overcapacity?

Riforma della riforma portuale: l’articolato Rixi che abbiamo anticipato – che naturalmente deve passare anche dalle Camere – punta dunque a coordinare lo sviluppo degli scali, oggi lasciato eccessivamente alla potenza dei singoli “protettorati”...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio