Con il programma High North alla scoperta dell’Artico

Nella foto: La nave italiana Alliance.

ROMA – Anche l’Italia è alla scoperta dell’Artico, sia a scopi scientifici che per sondare le possibilità di una prossimo-futura rotta commerciale dell’estremo Nord.

Partito nel 2017, coordinato e condotto dall’Istituto Idrografico della Marina Militare, con l’obiettivo di acquisire dati scientifici su fondali, correnti e situazione dei ghiacci al largo delle isole Svalbard, il progetto è svolto in collaborazione con diverse istituzioni ed enti di ricerca nazionali, internazionali, università e società private.

“High North – raccontava recentemente il contrammiraglio Massimiliano Nannini, direttore dell’istituto Idrografico della Marina Militare – è un programma scientifico multidisciplinare volto all’acquisizione di dati batimetrici e all’esplorazione, perché ci permette di misurare fondali ancora sconosciuti. I ghiacci del Polo Nord si sono contratti, liberando spazi di mare che nessuno fino ad oggi aveva mai rilevato. Sicuramente si sono aperti dei nuovi passaggi e dal punto di vista strategico, sia civile che militare, nuovi passaggi creano nuove opportunità”.

L’oceano Artico è il più piccolo del mondo: misura infatti “solo” 15 milioni di chilometri quadrati. I suoi fondali marini coperti perennemente da ghiacci, solo per il 10% sono stati mappati, e una minima parte con tecniche moderne. A causa del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico, se ne prevede la futura trasformazione in un oceano ricoperto da ghiacci solamente nella stagione invernale e libero in estate, come già accade in Antartide. Uno dei compiti,è la mappatura tridimensionale dei fondali.

La prima campagna di geofisica marina e oceanografia “High North” era partita da La Spezia, a bordo di nave Alliance, un’unità di ricerca che, grazie al suo bassissimo impatto ambientale, può spingersi fino alle estreme latitudini. Ad essa sono seguite le campagne del 2018, del 2019 e del 2020.

Con il nuovo triennio di ricerca High North 2020-2022 e le campagne di geofisica marina in Artico, oggi l’ attenzione è rivolta in particolar modo all’esplorazione, osservazione, conoscenza e mappatura dell’Oceano, rispondendo alla United Nations Decade of Ocean Science for Sustainable Development 2021-2030 (Ocean decade).

Particolare rilevanza ha avuto la campagna svolta lo scorso anno, nel corso della quale è stato mappato ad alta definizione il Molloy Hole, ossia il punto più profondo dell’Oceano Artico, che riveste grande importanza per la comprensione della circolazione marina artica profonda e di riflesso di quella mondiale.

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