Il Consiglio supremo di Difesa prende tempo sui marinai armati
La marina italiana pronta a rischierare il “San Marco” sulle navi mercantili in transito davanti al Corno d’Africa, ma la decisione spetta al Parlamento – No ai “contractors”
ROMA – Confitarma l’aveva chiesto espressamente: “Attendiamo con fiducia – diceva una nota – le conclusioni del Consiglio supremo di difesa, convocato dal presidente della Repubblica per mercoledì 9 marzo, sulla minaccia della pirateria”.
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Ma nella riunione di mercoledì, il Consiglio supremo della Difesa ha deciso di non decidere, mettendo in frigorifero il problema per prendere invece di petto la crisi libica. Sulla minaccia dei pirati non c’è evidentemente unanimità di giudizio nella politica nazionale.
Una minaccia, quella dei pirati, che si sta facendo ogni mese più pesante; e che le rivolte nel Magrheb, con la crisi libica che ha tagliato il 19% del greggio destinato all’Italia, hanno accentuato, visto che stanno aumentando in numero e importanza le navi che transitano con l’oro nero nella zona calda del Corno d’Africa. “E’ di fondamentale importanza che l’emergenza Libia non ponga in secondo piano questo fenomeno – ha scritto il presidente di Confitarma Paolo d’Amico – ma anzi ne sottolinei il maggior rischio per la navigazione mercantile nelle acque dell’oceano Indiano”. E ancora, sempre secondo d’Amico: “Oggi duemila pirati somali minacciano l’economia mondiale ma i governi non sembrano aver compreso appieno la crescente gravità di questo fenomeno che per intensità e luogo degli attacchi sta assumendo una vera e propria caratteristica di guerra in mare aperto”. Una guerra che non si può vincere con l’attuale sistema di schierare navi militari nell’area “tenuto conto dell’attuale impossibilità di attuare controlli in territorio somalo per neutralizzare le basi dei pirati a terra e in mare con le navi-madre”. Paolo d’Amico aveva anche ricordato che la nave italiana “Savina Caylyn” attaccata a febbraio a più di 800 miglia dalle coste somale è ancora sotto sequestro dei pirati con l’intero equipaggio e che già nell’agosto scorso Confitarma aveva chiesto al governo misure urgenti per proteggere le nostre navi.
Formalmente parlando, la Marina Militare italiana aspetta le decisioni della politica per impostare una linea di difesa più efficiente, avendo constatato che il tenere qualche nave da guerra nell’area è un ben scarso deterrente (la vastità dell’oceano “battuto” dai pirati con navi-madre camuffate richiederebbe sfacciati colpi di fortuna per trovarsi nel momento giusto al posto giusto). Lo Stato Maggiore della Difesa, secondo indiscrezioni, ha elaborato un piano che prevede l’imbarco sulle navi che transitano nelle acque del Corno d’Africa di piccoli nuclei di “marines” italiani, i militari del San Marco, con specifico addestramento anti-pirati. E Confitarma è assolutamente d’accordo su questa linea, mentre mostra parecchio scetticismo con le soluzioni adottate da altre marinerie, che imbarcano “contractors” privati armati a loro rischio e pericolo. Ma per rischierare il San Marco sulle navi italiane occorre una decisione politica del Parlamento. E i tempi si allungano ancora.
A.F.
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