Carrara, cambio in vista alla presidenza Authority
Cominciano già a circolare nomi dei papabili – I problemi sul tappeto in relazione agli spazi disponibili ed alle vocazioni
CARRARA – I giochi si faranno subito dopo l’estate, ma c’è già una forte pre-tattica che la dice lunga sulla voglia di schierarsi per il dopo-Guccinelli sulla presidenza della locale Port Authority.
Esauriti i due mandati, l’avvocato Luigi Guccinelli deve passar mano entro la fine dell’anno. Avendo fatto bene in alcuni casi, anche e specialmente per razionalizzare i pochi spazi utili dello scalo Marinello; ma non essendo riuscito nella (peraltro quasi impossibile) opera di farsi approvare dal ministero il progetto di un potenziamento del porto, e di realizzare uno scalo turistico verso Massa che avrebbe consentito di liberare tutta l’area oggi occupata dalle barche dello storico Club Nautico. Due vecchie aspirazioni, che costituiranno il banco di prova del successore.
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Già, il successore. Di nomi ne circolano almeno una mezza dozzina, con la solita pattuglia dei politici che sgomitano. Ma secondo le voci sul porto, due sono i veri papabili, entrambi con forte esperienza amministrativa: l’ex segretario generale della Camera di Commercio di Lucca, Alberto Ravecca, e il manager del gruppo Contship Italia Leonardo Martini, già amministratore delegato del Terminal Darsena Toscana di Livorno, carrarino doc e ben visto da parte degli operatori portuali con visioni più internazionali.
A favore di Ravecca giocano le esperienze amministrative locali, l’aver fatto molto bene in Camera di Commercio e anche le doti personali di alto dirigente, cui non mancano le ottime relazioni a tutti i livelli. Ravecca però al momento ha assunto un profilo defilato, si dichiara non particolarmente interessato ed auspica personaggi più giovani e più addentro allo shipping. Ma chi lo conosce bene parla di intelligente pretattica: nel senso che non intenderebbe partire troppo presto per non essere “bruciato”. E’ un classico, e Ravecca è una vecchia volpe, di quelle che è difficile – come diceva Andresti – far finire in pellicceria.
Del resto il porto di Marina di Carrara, per quanto di dimensione locale – il suo target oggi è intorno ai 3 milioni di tonnellate di traffici – non è certo uno di quelli facili da gestire. La sua crescita, che potrebbe trovare importanti motivazioni specialmente per le crociere (è vicino come Livorno e meglio ad alcune delle più appetibili città d’arte) cozza contro una serie di condizionamenti dello specchio acqueo. Il cantiere navale Nuova Apuania, perennemente in crisi malgrado l’indubbia qualità delle sue lavorazioni, i pontili dello storico Club Nautico, certe strutturazioni che ai tempi dei lapidei quasi esclusivi avevano un motivo ed oggi ne hanno assai meno. Poi c’è lo scontro “filosofico” con le istituzioni locali, alcune delle quali considerano l’area a preminente interesse turistico e mal digeriscono un porto commerciale tra spiagge dorate e sfilate di alberghi estivi. Insomma, occorre equilibrio: anche e specialmente per un porto che ha metà del cuore in Toscana e metà della sua organizzazione logistica più vicina e più congeniale a quella ligure di La Spezia. Tutti nodi che alla fine si ritrovano nella Port Authority.
A.F.
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