Operazione “Concordia”, altri sponsons a Livorno
Una seconda mandata di “cassoni” è sbarcata all’Unicoop – Il poco noto precedente del rigalleggiamento del relitto del caccia “Corazziere” a Genova
ISOLA DEL GIGLIO – Con la nave Svenja, appoggiata a Medov, che già ha trasportato in febbraio due piattaforme prefabbricate costruite sul Canale dei Navicelli per l’operazione Concordia, sono arrivati ieri nel terminal Unicoop Impresa altri sponsons oltre ai primi cinque giunti la settimana scorsa da Ancona. In attesa che Costa Crociere faccia conoscere la destinazione del relitto, se e quando tornerà a galleggiare, procedono le operazioni relative agli strumenti progettati per riportare in assetto il grande scafo entro il prossimo autunno.
[hidepost]I nuovi sponsons (cassoni di rigalleggiamento) sono stati costruiti dallo stabilimento Fincantieri di Genova. Sull’area del terminal Unicoop Impresa, nel canale industriale di Livorno, i cassoni aumentano di settimana in settimana (nella foto i primi già sbarcati). Dovranno arrivarne complessivamente 26 o 28, perché quelli di prua avranno una sagomatura speciale e saranno spediti direttamente dagli stabilimenti di costruzione al relitto. Secondo le prime indicazioni ufficiose, agli sponsons sbarcati a Livorno saranno applicati, tramite saldature, degli speciali “orecchioni” che serviranno a saldare gli stessi al relitto per le operazioni di raddrizzamento e quindi di rigalleggiamento. Sembra che il contratto per questi interventi sia stato già formato tra la Micoperi, che si occupa dell’operazione, e il cantiere del Canale dei Navicelli che ha costruito i grossi pali in acciaio spediti nelle scorse settimane su chiatta al Giglio, e che serviranno per ancorare al fondale i tiranti di raddrizzamento. (Nel disegno schematico, come funzionerà il sistema dei tiranti e degli sponsons).
Intorno all’operazione rigalleggiamento del relitto della Concordia continuano a incrociarsi commenti, valutazioni e giudizi anche tecnici. Che sia un’operazione mai tentata su un relitto di queste dimensioni è noto: lo scafo è lungo 290,2 metri, largo 35,5 metri e disloca 114.500 tonnellate, più di una corazzata della seconda guerra mondiale.
Pochi sanno però che un’operazione analoga, di raddrizzamento e di rigalleggiamento, venne fatta a metà del 1900 (probabilmente nel 1955) nel porto di Genova sullo scafo del cacciatorpediniere “Corazziere”, che era semi-affondato e coricato su un fianco proprio come la Concordia. Anche in quel caso vennero applicati cassoni (sponsons) di appesantimento sul ginocchio della carena e cassoni di spinta sulla coperta al lato opposto: quindi tramite una serie di tiranti d’acciaio collegati sia a terra sia a speciali martinetti, si fece forza fino a raddrizzare lentamente il relitto, che venne poi riportato a galla con lo svuotamento degli sponsons sui due lati.
Ovviamente c’è una grande differenza tra il relitto della Concordia e quello del cacciatorpediniere: che era lungo poco più di 100 metri, con un dislocamento inferiore a 4 mila tonnellate (contro le 114 mila della Concordia!); ma che, specialmente, trattandosi di nave militare era notevolmente più robusto nelle strutture di scafo rispetto al bellissimo ma fragile scafo del gigante da crociera. I tanti dubbi che circolano sulla riuscita dell’operazione raddrizzamento della Concordia sono quasi tutti in relazione alla tenuta dello scafo quando verrà sottoposto ai notevoli sforzi, torsionali e a strappo, con gli sponsons e con i tiranti. E infatti uno dei compiti più ardui del gruppo ingegneristico che ha elaborato e che aggiorna costantemente il progetto è proprio quello del calcolo degli sforzi e delle resistenze. Senza avere alcun riferimento concreto per le dimensioni, il peso e il degrado (in oltre un anno di immersione) subìto dal relitto.
A.F.
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