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Costa Concordia, così le prossime mosse per raddrizzare e riportare a galla il relitto

Il raddrizzamento dovrebbe cominciare dal 4 settembre e sarà un’operazione “faraonica” – Il problema delle dimensioni e del pescaggio del “convoglio” e i porti ancora in lizza – Il perché del concentramento degli “sponsons” a Livorno

Angelo Roma

LIVORNO – Hanno puntati addosso gli occhi di tutto il mondo: e dopo l’abissale figuraccia del naufragio, la “Costa Concordia” potrebbe diventare – se il recupero riuscirà – il più grande recupero di credibilità per il nostro paese marittimo. Ne abbiamo chiesto lumi al comandante Angelo Roma, già referente per l’Italia di Zim, già presidente di Toremar e oggi considerato uno dei principali “consultant” anche a livello regionale sui temi marittimo-portuali. Ecco l’intervista.
Comandante Roma, con la sua pluriennale esperienza come giudica, anche sul piano degli annunci ufficiali già in ritardo, il crono-programma di Titan-Micoperi per il rigalleggiamento del relitto della Concordia?
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“Il progetto di rimozione del relitto “Concordia” dall’Isola del Giglio, è un’opera faraonica che impegna, allo stato, ogni giorno, poco meno di 500 lavoratori e 25, tra imbarcazioni e strutture presenti. Mi pare, di conseguenza, normale, ascrivere i giorni di ritardo sia alle avverse condimeteo che ci sono state, in special modo, il passato inverno ed alla laboriosità delle operazioni”.
La Costa Crociere doveva annunciare entro giugno quale porto avrebbe scelto per la demolizione del relitto. Non l’ha ancora fatto. Secondo lei perché?
“Il relitto è a tutti gli effetti, un RIFIUTO SPECIALE, così com’è riportato nella delibera del marzo scorso. Per questo Costa deve presentare un piano di gestione che garantisca, qualunque sia il porto, la direzione del trasferimento e della demolizione, ai sensi delle normative statali ed europee sui rifiuti. Quanto al porto di destinazione, le norme parlano di porto più vicino, evidentemente ove idoneo. Costa, infatti, al momento della rimozione dovrà valutare più scenari alternativi, riguardo alla fattibilità e in rapporto a possibili imprevisti”.
Gli “sponsons” di rigalleggiamento e le catene per raddrizzare il relitto sono in fase di montaggio finale: ma c’è chi teme che l’operazione di raddrizzare il relitto, compromesso da un anno e mezzo d’immersione e di mareggiate, possa fallire per la frattura o addirittura lo spezzarsi dello scafo, il che imporrebbe una demolizione sul posto. Qual è il suo parere?
“Effettivamente “ci siamo quasi” alla rotazione, manca da montare il cassone P13, e a prora il blister (cassone di spinta sagomato o ventriera che pesa circa 1.300 tons). Evidentemente tutti ci auguriamo che l’operazione non fallisca, e ci sono buoni motivi per pensarlo: ingegneri del massimo livello della Titan-Micoperi sul posto, e della Fagioli a terra, continuamente fanno simulazioni; e se hanno deciso d’iniziare la rotazione tra il 4 ed il 9 settembre (rotazione che dovrebbe protrarsi per circa quattro giorni) a mio giudizio ci sono altissime probabilità di riuscita. Si agirà mediante martinetti idraulici che metteranno in tensione i cavi di acciaio fissati alla cima dei nove cassoni centrali ed alle piattaforme sulle quali andrà ad appoggiare il relitto dopo il suo raddrizzamento. Certo qualcosa accadrà; ma è stato costruito, apposta, quel falso fondale!”
Piombino rimane il porto candidato ufficiale del governo nazionale e di quello regionale per la demolizione, mente inizialmente Costa puntava su Palermo e il suo bacino. Ritiene valida l’una o l’altra ipotesi, se si riuscirà a rimettere a galla il relitto?
“Ho sempre detto che una volta rimesso in galleggiamento il relitto, meno sta per mare, meglio è! Ricordiamoci che stiamo parlando di un qualcosa lunga più di 290 metri, larga più di 59 metri (ogni cassone è largo 12 metri) e cosa da porre l’accento, che ci sono circa, con i cassoni, 18.000 tonnellate in più, il che fa’ supporre un pescaggio minimo di 20 metri. Piombino, che inizierà i lavori previsti per l’adeguamento, il prossimo ottobre, una volta finite le opere nei tempi previsti, resta il porto favorito.
E’ sembrata perlomeno atipica a molti la decisione di concentrare a Livorno gli “sponsons” costruiti nei vari siti Fincantieri per poi farli proseguire per il Giglio. Che senso ha, tecnicamente, l’operazione?
“A mio parere, invece, la decisione è stata giusta, nel senso che le operazioni di messa a terra dei cassoni e di adagiarli poi, su chiatta, sono manovre difficilissime (fino a 500 tonnellate, 30 metri di lunghezza e circa 12 di larghezza) ed uno, solo uno, poteva essere il luogo, dove concentrare tutti i macchinari occorrenti.
Si dice che il recupero della Concordia non ha precedenti al mondo, per le dimensioni del relitto e la complessità dell’operazione; anche se ci fu un precedente con un cacciatorpediniere italiano dopo l’ultima guerra, credo a La Spezia. Da sottolineare che la gara è stata vinta da Titan-Micoperi sull’offerta meno costosa e forse tecnicamente più semplice di Neri-Smit, che erano già intervenuti con successo per bonificare il relitto. Qual è la sua opinione?
“Ho già risposto in precedenza”.

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Pubblicato il
7 Agosto 2013

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