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A Miami l’assalto alla diligenza tante proposte (senza l’idee unitarie)

I porti italiani impegnati nel business turistico con nuove stazioni passeggeri, tagli alle tariffe e valorizzazione del patrimonio culturale – Però manca ancora una politica nazionale che tagli gabelle superate e burocrazia – La nascita di Clia Italia

Nella foto: (da sinistra) Paolo Costa, Andrea Annunziata e Pasqualino Monti.

MIAMI – Ci vorrà del tempo per capire il messaggio uscito dall’edizione appena chiusa del Cruise Shipping per la portualità italiana del comparto crociere. Ma una cosa è già chiara: vero o falso che sia, per quasi tutti gli scali nazionali le crociere hanno preso l’aspetto del nuovo Eldorado. Ed è stato un bombardamento di comunicati stampa, tutti con un’unica formula: c’ero anch’io.
Non è sfuggita dalla generale comparsata anche Clia (Cruise Lines International Association) che ha annunciato a Miami la nascita di Clia Italia con sede a Roma e con la direzione nazionale affidata a Francesco Galietti, esperto di analisi normativa, consigliere del ministro dell’economia tra il 2008 e il 2011, ricercatore affiliato a Boston.
[hidepost]E’ la quattordicesima associazione nazionale attiva sotto la struttura globale, inquadrata in Clia Europe: e Pierfrancesco Vago, presidente europeo dell’associazione, ha voluto ricordare a Miami che il comparto crociere ha investito in Italia 4,46 milioni di euro nel solo 2012. Siamo ancora, come paese, il primo per la costruzione di grandi e prestigiose navi da crociera.

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Un po’ ovunque, a Miami, si sono visti rappresentanti anche apicali (tanti presidenti) della portualità italiana interessata alle crociere. Con progetti, investimenti, proposte. Civitavecchia, forte del suo primato nazionale grazie anche all’essere la “porta di Roma”, ha presenziato con il presidente Pasqualino Monti e con il costante miglioramento dei suoi servizi. Salerno, che pure è a due passi da Napoli a sua volta grande richiamo, ha annunciato la prossima inaugurazione di una splendida stazione passeggeri con un molo dedicato, progettata da Zaha Hadid: ed ha orgogliosamente ricordato, per bocca del presidente dell’Autorità portuale Andrea Annunziata, di essere tra i primi 15 porti italiani per movimento di croceristi e tra i primi 7 per movimento complessivo di passeggeri. Nonostante la “grande fuga” di quest’anno, Salerno conta di crescere ancora.
La Spezia a sua volta spinge sull’acceleratore, con il potenziamento del suo “polo” crociere che per la prima volta è stato presentato a Miami senza i precedenti accordi con gli altri porti liguri. Chiaro segnale di Lorenzo Forcieri di non voler condizionamenti per un business che è l’unico nel suo porto a vantare incrementi percentuali a tre cifre. Di Livorno si è detto: Roberto Piccini e Massimo Provinciali, l’uno presidente della “Porto 2000” attualmente sotto attacco concentrico, l’altro segretario generale dell’Authority, hanno cercato di parare i colpi presentando la piccola stazione passeggeri sull’alto fondale, il nuovo piano regolatore del porto che destina finalmente il comparto più appetito alle crociere, e l’ordinanza di due giorni fa dell’ammiraglio Faraone, comandante del porto, sulla priorità degli accosti delle crociere. Livorno guarda al 2015 come anno del rilancio: probabilmente con una società delle crociere, la “Porto 2000” con un nuovo (ma ad oggi imprevedibile) assetto.
Ogni porto a Miami s’è messo le penne del pavone: spesso con ragione, qualche volta forzando un po’ ai fini del marketing. I porti della Sicilia hanno voluto e saputo fare squadra, con uno stand “Contemporary Sicily, soul of the Mediterranean Sea”. Hanno partecipato le Autorità portuali di Palermo, Messina-Milazzo, Catania ed Augusta. Il commissario straordinario di Palermo Vincenzo Cannatella si è detto certo che le bellezze naturali dell’isola, ma anche la sua storia e i legami che esistono con molte comunità italo-americane, sapranno essere un importante collante per la crescita delle crociere. Ed è andato sul sodo: sconti sulle tariffe per le navi, servizi migliorati, attenzione all’ambiente, offerte di cultura musicale con accordi già avviati con il teatro Massimo, e di cultura paesaggistica persino in accordo con la sovrintendenza del mare “con intriganti itinerari archeologici subacquei”. In Adriatico Venezia ha provato a contrastare la crescente delusione per il “niet” alle grandi navi da crociera davanti a San Marco. Trieste ha serrato sotto: ma non sono mancate le offerte della sponda Est, con le isole dalmate e le loro bellezze.

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Adesso bisognerà capire se a tanto, lodevole sforzo, corrisponderanno altrettanti risultati: magari non tanto nell’immediato, perché le previsioni per l’anno in corso sono quelle che sono (vedi “La grande fuga”) ma anche e specialmente in una nuova “considerazione” da parte dello Stato centrale del fenomeno crociere: considerazione che andrà spesa nelle normative nazionali, snellendo la burocrazia, riducendo i costi parassitari dello Stato, aiutando i singoli territori – perché le crociere sono un business di territorio, non certo solo di porto – a creare circuiti di accoglienza e non soltanto di sfruttamento. L’epoca pionieristica delle crociere è finita: ed è finito anche il predominante richiamo del “color locale”, quando bastava vendere il fumo del Vesuvio, o l’escursione in gondola sotto il ponte dei Sospiri, o la fotografia in piazza dei Miracoli con la torre pendente a far da sfondo. Oggi le crociere sono un business che risponde alle grandi leggi economiche del business: organizzazione, pianificazione, compartecipazione agli utili, riduzione al minimo degli imprevisti. A Miami le promesse dei porti italiani sono state tante, i giudizi scettici delle compagnie ormai esperte dei controsensi italiani altrettanti. “Poco friendly” è una brutta definizione per il comparto, sia pur con le debite eccezioni. Sperando che la lezione sia stata capita.
A.F.

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Pubblicato il
14 Marzo 2014

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