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Due sfide italiane per il GNL alle navi con aree-pilota in Tirreno ed Adriatico

Con la tecnologia dei motori ormai matura e con le esperienze avanzate nel Baltico parte la proposta di creare due zone aperte quasi unicamente alle navi a gas, anche per controbattere la concorrenza in arrivo da Spagna, Francia e Croazia

Nella foto: (da sinistra) Orlandini, Aliperta e Tellkamp.

ROMA – L’Europa corre verso la graduale sostituzione dei tradizionali carburanti per i motori dei mezzi pesanti di trasporto – camion ma anche navi – con il gas naturale liquefatto GNL: e come spesso accade, l’Italia è in ritardo, sia sul mare che per terra. Il punto è stato fatto in due giorni di Conferenza all’Auditorium Antonianum di Roma, con la partecipazione non solo dei più importanti costruttori di motori navali (Rolls Royce e Wartsila) ma anche dei registri navali, esperti dell’US Navy, specialisti giuridici della commissione europea e rappresentanti delle associazioni di settore, da Assogasliquidi ad Assocostieri, dalle Capitanerie di porto ai tecnici ministeriali e agli ambientalisti di Marevivo.
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La sala del convegno.

Tra i punti positivi, l’illustrazione del progetto Costa che prevede, con la collaborazione di alcuni gruppi armatoriali all’avanguardia nel settore (come Grimaldi Napoli e Gnv di Genova) che metterà in rete alcuni dei principali porti italiani per punto di rifornimento adatti alle navi alimentate a GNL, anche per rispondere a una normativa europea che prevede entro il 2025 una quota di almeno il 25% di navi alimentate a gas. Con un punto d’eccellenza sottolineato anche dal dirigente del ministero delle Infrastrutture e Trasporti Giuseppe Alati: il rigassificatore OLT di Livorno (illustrato nei dettagli da Luca Martinelli di Rosetti) che sta per essere predisposto anche all’accosto di navi gasiere feeder per rifornire i punti da creare velocemente (stazioni per carburante) nei principali porti del nord Tirreno individuati per la rete: Genova, La Spezia, Livorno e Napoli. E il presidente di Assogasliquidi Paolo Del Lago, ma anche la presidente di Assocostieri Maria Rosario di Somma, hanno insistito sulla necessità che la legislazione italiana si adegui rapidamente a quanto già in atto su un altro importante mare chiuso europeo, il Baltico, in vista della “rivoluzione “ GNL. Sul tema legislativo europeo ha riferito poi il parlamentare italiano a Bruxelles onorevole Carlo Fidanza, che opera nella commissione trasporti e turismo UE.

Paolo Dal Lago

In due giorni di lavori, alla presenza di oltre duecento tra delegati delle varie nazioni, dirigenti di settore e tecnici, la Conferenza non ha solo fatto il punto dell’esistente ma ha anche lanciato alcune proposte. Una delle quali, “sposata” dall’ammiraglio Cristiano Aliperta rappresentante italiano per le Capitanerie nell’organizzazione mondiale marittima IMO, sarà sviluppata prossimamente per puntare a una specie di zona “no oil” nell’Adriatico: una specie di area protetta nella quale sarà progressivamente ma velocemente ridotto l’utilizzo di carburanti tradizionali sulle navi per arrivare a sviluppare l’utilizzo del GNL grazie anche al rigassificatore di Rovigo che sta per essere affiancato da analoghi impianti previsti dalla Croazia e forse anche dalla Slovenia.
Una considerazione analoga, a questo punto è stata allargata anche sul Tirreno: dove i ritardi italiani rischiano grosso perché oltre al rigassificatore già avanzato a Barcellona anche a Marsiglia sta per nascere un analogo impianto. E il rischio è che l’impianto OLT di Livorno, unico nell’area oltre al vecchio impianto a terra del golfo di La Spezia, si veda “soffiare” da spagnoli e francesi il business in forte sviluppo del rifornimento delle navi a GNL. Da rifletterci, a livello governativo e anche di politiche regionali, prima che davvero sia troppo tardi. Con il lancio anche per il Tirreno di un progetto –
pilota che proprio sull’OLT di Livorno e sul rigassificatore spezzino faccia perno per allargare la rete di rifornimento ai porti italiani.
A.F.

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Pubblicato il
16 Aprile 2014

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