Passo indietro del ministro sul porto per la Concordia?
E a Piombino si presenta come possibile premio di consolazione la demolizione delle vecchie navi militari – Il problema dei tempi e i ritardi degli “sponsons”

Gian Luca Galletti
ROMA – La scelta del porto di demolizione del relitto della Concordia “spetta alla Carnival, proprietaria della compagnia Costa Crociere”. E’ l’ultima affermazione sulla dibattuta vicenda della rissa tra i tanti porti candidati e viene dal neo-ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: che in questo modo sembra prendere le distanze dal suo predecessore Clini (tornato a fare il funzionario apicale dello stesso ministero) e dallo stesso presidente della Regione Toscana Rossi, entrambi a loro tempo decisi a rivendicare un ruolo sia al ministero che al territorio.
Galletti ha rilasciato una dichiarazione di cui sopra in una recente intervista, aggiungendoci comunque, come per un ripensamento: “Noi al ministero comunque non staremo a guardare e chiederemo una serie di garanzie”.
[hidepost]Che potrebbero essere anche – e qui tornerebbe in campo la soluzione Piombino – quella della distanza minima da percorrere via mare tra il Giglio e il porto di demolizione.
Certo è che la vicenda del relitto sta assumendo sempre più le dimensioni di un pasticcio, o se vogliamo di un giallo economico-politico. Il gruppo Carnival ha già ritardato due volte la data in cui avrebbe annunciato la propria decisione, anche sulla base di una specie di “gara” tra porti che avrebbe dato la pole-position a Genova, con l’intermezzo di Voltri. Una soluzione che sembra legata ai rapporti storicamente stretti tra Carnival e Fincantieri Genova: ma che cozza contro una realtà genovese che proprio in questi giorni è in fibrillazione per l’insostenibilità del traffico dei troppi TIR all’uscita al porto: insostenibilità che diventerebbe ovviamente catastrofica con la demolizione di un relitto che comporterà un movimento (calcolato) di almeno 200 tir al giorno solo per le sovrastrutture.
A fronte della (supposta) scelta di Carnival per Genova, e quasi a voler compensare Piombino da quello che potrebbe apparire un tradimento-beffa (anche per gli investimenti milionari nelle strutture del porto che erano stati inizialmente legati proprio alla demolizione del relitto), si moltiplicano le prese di posizione a favore di “alternative” paganti. Come quella sostenuta – sebbene a bocca storta – dallo stesso presidente della Toscana Enrico Rossi la settimana scorsa dopo un incontro a Palazzo Chigi: e subito rilanciata dal sottosegretario all’ambiente Silvia Velo. Alternativa che taglierebbe fuori Piombino dall’operazione Concordia per tacitarla con la promessa – per ora abbastanza ipotetica – di farne il sito di demolizione delle navi militari italiane più vecchie: che sarebbero già una trentina, disseminate nei vari porti militari della penisola.
La scusa contro l’ipotesi Piombino rimane la volontà di rimuovere il relitto della Concordia prima dell’estate, come lo stesso ministro Galletti e il capo della protezione civile Gabrielli sostengono con forza, anche contro il parere del sindaco del Giglio e del’intera popolazione isolana. Resta da capire se Titan-Micoperi ce la faranno. Qualche dubbio rimane perchè per esempio c’è un notevole ritardo – ad oggi – nella sistemazione dei vari “sponsons” sul lato recentemente riemerso del relitto: “sponsons” che si stanno accumulando nel terminalino di Livorno tanto che è stato necessario utilizzare un secondo sito intermedio a Marina di Carrara. Insomma, un bell’intrigo di dichiarazioni, speranze, politica e business. Con al momento un’unica certezza controllabile: a Piombino si lavora h/24 per predisporre il sito portuale. Nella speranza di non costruire, a spese di tutto il Paese già finanziariamente stremato, l’ennesima cattedrale nel deserto.
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