Che Costa si affidi a Nettuno?

Enrico Rossi
ROMA – Per il momento, almeno in quello in cui scriviamo, è solo un’ipotesi, peraltro suffragata da attendibili anticipazioni de “Il Sole-24 Ore”: Costa Concordia e il suo “padrone”, la Carnival, hanno deciso di far trainare il relitto della Concordia a Genova per lo smantellamento. Business ricco, Fincantieri ci si ficca, come del resto i più lungimiranti avevano sospettato fin dall’inizio. Ma ci sono circa 160 miglia marine (quasi 300 km) da percorrere con un lento e pericoloso convoglio a 2 nodi, con tutte le incognite di un meteo che nell’alto Tirreno cambia nel giro di poche ore anche d’estate. Cinque giorni di navigazione se andrà bene: e se andrà male?
La Toscana si è subito ribellata, anche se le minacce del suo governatore hanno ormai il sapore delle grida manzoniane: aria fritta o poco più, di fronte alla relazione ufficiale di Titan-Micoperi che su ordini di Carnival non lascia dubbi.
[hidepost]E al governatore della Regione beffata non rimane che minacciare improbabili blocchi navali o chiedere l’aiuto dei francesi per salvaguardare il Santuario dei Cetacei (che a quanto pare interessa solo ogni tanto, alla mercè com’è da anni di transiti navali di ogni tipo…).
L’abbiamo già scritto in tempi non sospetti, e non vale la pena ripeterci: questa storia della Concordia è cominciata male, con una figuraccia universale, e rischia di finire peggio, con una guerra tra pollai portuali dove lo Stato ancora una volta dice una cosa (con tanto di decreto del governo Monti) e accetta supinamente che se ne faccia un’altra.
A meno che non risolva tutto il dio Nettuno: con una bella sburianata che mandi a fondo il relitto a metà del trasporto, magari in quella fossa del Tirreno tra Capraia e Capo Corso dove del resto giacciono decine di altri relitti senza che nessuno se ne faccia poi troppi crucci. Nettuno come Salomone: è davvero questo il retro-gioco, per far risparmiare agli assicuratori e a Costa qualche centinaio di milioni di euro?
A.F.
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