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Concordia una scelta da lontano

LIVORNO – Troppo facile adesso scrivere: l’avevamo detto. Troppo facile anche capire il perché della scelta di Genova, a cinque giornate di (difficile) navigazione dal Giglio contro Piombino a una sola giornata: Costa Crociere e area Fincantieri, un “asse” consolidato da sempre che non può non dare garanzie a Costa – garanzie di ogni tipo – molto più sostanziose che non Piombino.
[hidepost]Chi si è illuso fino all’ultimo che Piombino avesse ancora qualche chance o si è dimostrato un ingenuo – e per chi ha cariche pubbliche l’ingenuità è comunque una colpa – oppure ha fatto finta di non capire. Di non capire che nessuno può dare ad intenderla a persone di normale comprendonio che si decide dove smaltire un sacramento di relitto da 300 metri e 50 mila tonnellate di materiali solo qualche settimana prima del suo rigalleggiamento e rimorchio: la decisione era stata presa da mesi, forse da oltre un anno, tant’è che a Genova zitti zitti (ma nemmeno tanto, a ben vedere) si sono preparati ad arte. Poi hanno portato per il naso Piombino e i toscani, con tutti i balletti istituzionali e non che abbiamo visto. Comprese le fanciullesche minacce di mobilitare il popolo delle barchette di Piombino per una specie di blocco navale. Una sconfitta della logica e della sicurezza? Piuttosto una sconfitta del rispetto della gente: di quella gente che ancora crede nella limpidità degli atti pubblici legati prima di tutto al bene comune.
Possiamo adesso chiederci, in piena serenità, se davvero la scelta di Genova si confermerà la migliore. E magari anche se la non scelta di Piombino abbia ragioni oggettive, giustificate non solo e non tanto dagli interessi genovesi e della Costa quanto dalla scommessa di lavori che non si sa bene quando finiranno e come finiranno.
Nelle ultime settimane questi aspetti sono stati posti in sordina rispetto a una campagna scatenata sui rischi ambientali di un mega-relitto a rimorchio nell’arcipelago più sensibile e meteorologicamente più instabile del Mediterraneo. Certo, il lungo rimorchio fino a Genova ha una componente di rischio: ma Titan-Micoperi, che ha raddrizzato il relitto con alta tecnologia e conta di rimetterlo a galla con altrettanta capacità, probabilmente sarà in grado di cavarsela anche in quest’ultima fase. Perché in caso contrario sarebbe un altro terribile naufragio nella brutta storia che abbiamo vissuto. E di altri naufragi questo Paese proprio non avrebbe bisogno.
Adesso i riflettori saranno puntati su rigalleggiamento, rimorchio, demolizione. E credo che ci sarà ancora da soffrire molto, da registrare altre polemiche, da mettere in conto altre interferenze della politica sulla tecnica pura. I cantieri San Giorgio del porto di Genova in una lunga nota di questi giorni hanno sottolineato come la decisione del governo “testimoni la validità del progetto con Saipem”. Non c’è che da sperare che sia così, per chiudere una bruttissima pagina che ha fatto vergognare tutta la marineria nazionale.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
5 Luglio 2014

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