Giglio, bonifica in stand-by
Chieste integrazioni ai due progetti in gara per l’intervento – Il problema delle palificazioni
GENOVA – E’ ormai questione di giorni – anche se la promessa viene ripetuta ormai da oltre un mese – la scelta di Costa Concordia e dei suoi assicuratori del raggruppamento di imprese che dovrà ripristinare i fondali del Giglio, dove è stata rovesciata per due anni la “Costa Concordia”. L’ennesimo rinvio della decisione – la gara è stata aperta mesi fa – sembra legato alla necessità di avere alcune integrazioni tecnico-economiche ai progetti inviati dai due soggetti in gara. Che sono da una parte il gruppo Titan-Micoperi, quello che ha rimesso a galla e rimorchiato a Genova il relitto, e dall’altra il raggruppamento temporaneo d’imprese tra Castalia, Neri e Saipem (Eni).
[hidepost]Si parla di un lavoro da oltre 100 milioni di euro, che potrebbero anche aumentare perché le recenti esplorazioni del fondale da bonificare hanno rivelato che rottami e rifiuti lasciati dalla sventurata nave da crociera nel naufragio occupano una superficie del fondo di oltre 20 mila metri quadrati e a profondità che in alcuni casi scendono a 90 metri.
La parte più costosa dell’operazione risulterà essere la rimozione dei 1300 sacchi di malta cementizia solidificata – veri e propri macigni – posizionati sul fondo per fare da appoggio allo scafo nell’operazione di raddrizzamento. Vanno anche rimossi i pali di cemento e i sostegni d’acciaio che erano stati piazzati sul fondo: anche se dal Giglio le autorità hanno chiesto di lasciarne alcuni a perenne testimonianza della tragedia.
* * *
Anche a Genova intanto il relitto della Costa Concordia crea tensioni. Per poter alleggerire lo scafo, in modo da ridurre il pescaggio e farlo entrare in porto, è iniziato lo smontaggio degli arredi e delle sovrastrutture. E in parallelo è scoppiata la protesta degli autotrasportatori genovesi, esclusi – secondo una nota di Trasportounito – dal trasferimento dei materiali di risulta dello smantellamento. “Il suddetto materiale – scrive Trasportounito – verrà affidato ad almeno ottanta veicoli che effettueranno oltre tremila trasporti; ma nessuno di quesi mezzi sarà genovese perché a svolgere il servizio saranno solo le aziende di un consorzio di Brescia”.
L’accusa che ne nasce è che le aziende “non possono competere se non lo permette il contesto di mercato e strutturale. A Genova purtroppo è evidente che si stia pagando la mancanza di efficaci politiche del lavoro – continua la nota – di necessarie scelte infrastrutturali, oltre all’assenza anche di una basica attività di marketing territoriale da parte di una classe politica e dirigenziale incapace di compiere quelle scelte che oggi sono diventate un’emergenza”.
[/hidepost]