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Authority nazionale per i porti

E’ il progetto sostenuto anche dal premier Renzi con ridotti poteri a quelle locali

ROMA – La riforma della 84/94 è in dirittura d’arrivo. Ma dire che è definita in tutti i suoi dettagli sarebbe fare dell’ottimismo che rasenterebbe l’ingenuità.
[hidepost]Una visione chiara però viene avanti: quella della proposta di nascita di una Autorità Nazionale dei Porti, che tra l’altro piace molto al premier Renzi. Il quale premier, secondo quanto si dice nei corridoi di palazzo Chigi, delle Autorità portuali così come sono ha una opinione estremamente bassa: tanto che ventilare il sogno – da rottamatore non ancora pentito – di ridurne compiti rappresentanza a solo qualcosa di più di uffici di direzione portuale. Salvando eventualmente solo i 4 o 5 grandi porti, ma sempre sotto il controllo diretto centralizzato della Autorità Nazionale, che avrebbe carta bianca su tutti gli interventi relativi ai finanziamenti infrastrutturali. Pare che Renzi e i suoi “ghost opinions makers” ritengano il sistema portuale attuale incapace di crescere e impegnato sostanzialmente a cannibalizzarsi tra scali gli stessi traffici: tutto il contrario della volontà di tornare ad essere un sistema nazionale protagonista in un Mediterraneo che presto o tardi tornerà ad essere determinante per il commercio d’Europa (la sponda sud, oggi squassata dalle problematiche seguite alle “primavere arabe” dovrà trovare un assetto e ricomincerà a consumare).
L’alternativa allo studio tra i saggi del ministro Lupi, e sostenuta anche da Debora Serracchiani, è l’accorpamento in una dozzina di porti, la creazione dell’Agenzia nazionale delegata in particolare agli investimenti, e una stretta di centralizzazione in linea con quella sognata da Renzi.
Tutto questo – e altro ancora – va però definito. E se i tempi stanno slittando – la promessa era di avere le linee della riforma ai primi di marzo – non slitterebbero ancora per molto. Al massimo nella seconda metà di marzo, dicono al ministero: ma nessuno sottovaluta che c’è ancora da fare un lavoro enorme per tradurre in provvedimenti articolati i tanti “indirizzi” emersi in tre mesi di snervante lavoro delle commissioni.

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Pubblicato il
7 Marzo 2015

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