Lo sciopero e il maltempo fermano i porti
GENOVA – Il primo sciopero nazionale nei porti italiani, proclamato per venerdì scorso dalle organizzazioni sindacali, si è svolto con modalità diverse tra lavoratori portuali e servizi tecnico-nautici: 24 ore per i primi, 12 ore per i secondi.
[hidepost]In alcune aree lo sciopero ha coinciso con le condizioni meteo-marine più dure degli ultimi anni, il che ha costretto a mantenere in allerta il servizio rimorchiatori, ed ha anche ridotto l’ingresso e l’uscita delle navi. Ciò nonostante l’adesione allo sciopero nel settore dei lavoratori portuali è stata massiccia, mentre si è confermata parziale nei terminal e nei servizi tecnici.
Motivato dall’insoddisfazione sulle linee guida della riforma della legge 84/94 emerse dalle anticipazioni fatte dal ministro Lupi dopo la commissione dei “quindici saggi”, lo sciopero ha preso di mira anche gli interventi del MISA – peraltro congelati dopo il confronto tra i ministri dello Sviluppo Economico e dei Trasporti – sulla liberalizzazione dei servizi portuali. Secondo i sindacati, lo sciopero è solo il primo atto di una protesta che continuerà anche allargandosi al settore della logistica e dei trasporti di terra. Sul settore dei porti lo sciopero ha inteso spingere per la difesa del contratto di lavoro in banchina, che secondo i sindacati rischia di essere vanificato dalla riforma della 84/94.
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