Gli industriali e la riforma portuale buoni i propositi ma troppe le ombre

Lo “smembramento” degli scali toscani e i pesanti ritardi sulla “governance” – Dalle Porte Vinciane alla “tela di Penelope” degli eccessi di burocrazia – La replica della Regione sul “nodo logistico” ferroviario

Nella foto: (da sinistra) Riccardo Nencini, Pasqualino Monti, Roberto Alberti, Bruno Dardani, Nereo Marcucci e Marco Conforti.

LIVORNO – La recente assemblea di Confindustria Livorno Massa Carrara voluta dal presidente Alberto Ricci dopo sei mesi di processo di integrazione fra le due associazioni territoriali è nata dall’esigenza, insieme ai protagonisti del comparto, di superare le attuali perplessità circa il “non andamento” della Riforma dei porti. A 25 anni dalla precedente riforma della portualità italiana nata dai movimenti dei porti di Livorno e Genova che ha visto il passaggio dal monopolio dei lavoratori portuali all’apertura ai privati con il conseguente rinnovato slancio competitivo, Ricci ha voluto sottolineare che oggi, ai nastri di partenza di quella che sarà un’altra epoca riformatrice, i nodi da sciogliere che agitano il mondo imprenditoriale sono ancora molti.
Per leggere l'articolo effettua il Login o procedi alla Register gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

*