Tra bacini e foglie di fico
LIVORNO – Non vorrei – anche se non ne sono sicuro – alimentare quei venti di antipolitica che ormai la fanno da padroni sui tanti temi dell’economia e del lavoro. Ma la mozione 634 del consiglio regionale della Toscana, “per l’urgente ripristino del grande bacino di carenaggio livornese in muratura” mi sembra una di quelle foglie di fico che troppo spesso servono a rassicurare il popolo per tirare avanti senza dare risultati concreti. Di più: la mozione è stata presentata da tre consiglieri regionali almeno uno dei quali, il giornalista Gazzetti, conosce bene la realtà portuale ed è persona seria che non credo si presti a giochetti populisti per soddisfare aspirazioni di parte. Lo stesso intervento del responsabile per i porti del Pd livornese Sergio Muzi, pubblicato sull’ultimo numero del nostro giornale, ci sembra aver chiarito assai meglio della mozione fiorentina dove sono le priorità e le esigenze: pur consentendoci il retro-pensiero secondo cui sarebbe davvero auspicabile che nello stesso partito della stessa città si andasse d’accordo sulle linee strategiche da tenere in temi così sostanziali come quelli del lavoro.
[hidepost]Foglie di fico a parte, dov’è il pericolo maggiore? Come dice lo stesso Muzi – ma guarda con chi devo condividere le idee dopo anni ed anni… – andare a rivedere i vincoli del bando di gara bloccato dal sinistro sul bacino galleggiante significherebbe allontanare ancora di più la soluzione di un ripristino. Che non può trascurare una realtà fondamentale: il “bacinone” è inserito nell’area del cantiere Benetti, non è compatibile – per le grandi riparazioni e la manutenzione delle grandi navi – con l’urbanizzazione avvenuta tutto intorno, non ha spazi a terra sufficienti per grandi operazioni e logicamente può essere ben utilizzato – ammesso che si possa rimettere in efficienza – solo per i maxi/yachts o le navette, con lavorazioni a basso impatto ambientale. Il resto è forfora, amico Gazzetti, e dovresti saperlo. Anche perché per rimettere in funzione il maxi-bacino al massimo delle sue potenzialità – non basterebbero (calcoli Rina) dai 60 agli 80 milioni di euro. E quando si cita come intervento determinante in cui sanare il bacinone il piano regionale di sviluppo, che stanzia 6,3 milioni di euro per l’intero territorio, è facile capire che rappresenta una goccia nel mare dei costi reali.
Difendere a questo punto le richieste del cantiere Benetti, la sua rivendicazione degli “Accordi di Roma”, l’esigenza di avere spazi a terra e a mare per quello che è il primo complesso cantieristico al mondo di mega-yachts, mi sembra più importante che non sbandierare sogni pindarici che rischiano di fare più male che bene al mondo del lavoro. E’ una mia opinione, ma credo condivisa. Com’è condivisa – sono certo – la necessità di affrontare una volta per tutte senza rinvii l’assetto definitivo del porto mediceo con le sovrapposte e anche contrastanti esigenze per la grande e la piccola nautica, le riparazioni, il refitting e perché no, anche il turismo.
Antonio Fulvi[/hidepost]