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Le ZES con la portualità più chances per i “sistemi”

Ugo Patroni Griffi

BARI – Non è certo un’invenzione all’ultimo tuffo, quella delle ZES, o Zone Economiche Speciali, che il governo ha messo in conto per lo sviluppo specie nel Mezzogiorno; e per dare ai porti “core” un supporto produttivo capace di far sistema tra imprese e banchine, tra territorio e trasporti marittimi.

Un chiaro quadro sulle ZES, sulle loro caratteristiche e sull’incidenza che possono avere su porti e territorio è stato presentato di recente in Assoporti dal presidente dell’Autorità di sistema dell’Adriatico meridionale professor Ugo Patroni Griffi. Docente universitario, ordinario di diritto commerciale all’ateneo di Bari, il presidente dell’AdSP ha le idee chiare sul tema.

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Presidente, può semplificarci il concetto di ZES all’italiana?

“Come ho potuto riferire in assemblea ad Assoporti, le Zone Economiche Speciali sono aree territoriali contraddistinte da un regime giuridico particolare e diverso rispetto al territorio dove insistono. Operano con un sistema giuridico/economico che deve favorire la crescita delle imprese autoctone, attrarre investimenti esteri, favorire l’import-export. Le misure legislative che rendono speciali queste zone – in Europa ce ne sono già oltre 70, nel mondo oltre 4000 – varano da Paese a Paese: possono essere esenzioni doganali (coincidendo con le Zone Franche) oppure semplificazioni burocratiche, flessibilità dei rapporti di lavoro, aiuti economici agli insediamenti, misure fiscali di sostegno. Per l’Italia il legislatore ha scelto di favorire lo sviluppo delle imprese nel centro-sud (ma non solo) collegate alla logistica marittima, facendo gestire il comitato apposito delle ZES dalla presidenza dell’Autorità portuale di sistema.”

Ci sono esempi concreti in Europa di buoni risultati?

“In linea di massima il modello ha dimostrato di funzionare, salvo sporadici casi. L’esempio più significativo viene dalle 14 ZES della Polonia, che hanno sostenuto la crescita e l’occupazione ben oltre le percentuali medie degli altri Paesi dell’Eurozona”.

Quali sono gli elementi che potranno caratterizzare le nostre ZES, a partire da quella che possiamo ipotizzare “agganciata” al suo sistema portuale?

“Il primo decreto attuativo delle ZES conferma che si svilupperanno nei retroporti, ovvero intorno a piattaforme logistiche e a interporti. È previsto un piano di sviluppo strategico che deve identificare le attività di specializzazione territoriale da rafforzare e il relativo nesso economico-funzionale con il porto afferente. Due i requisiti “sine qua non”: il legame con l’attività portuale e l’attività delle imprese. Su questi elementi a Bari stiamo già attivandoci con il supporto della Regione e degli altri enti locali. Come ho detto anche in Assoporti, le Regioni avranno una grande responsabilità per il successo delle ZES e per una rigenerazione economica sui principi della “Blue & Circolar Economy”. Mi auguro che si dimostrino all’altezza”.

A.F.

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Pubblicato il
30 Dicembre 2017
Ultima modifica
5 Gennaio 2018 - ora: 10:20

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