È sempre tempo di mostri

Subito la premessa: abbiamo “rubato” l’immagine dell’uomo lupo (“Homo homini lupus” scriveva Thomas Hobbes in un suo celebre saggio sulla natura umana) dal manifesto del Museo di Storia Naturale della provincia livornese, che fino a fine maggio tiene una serie di seminari sul tema. Un’immagine che ci sembra purtroppo appropriata ai massacri da due mesi in atto in Ucraina, rappresentati nell’immagine nel cerchio dal tank russo distrutto alle porte di Kiev. 

Con la primavera che finalmente è arrivata, vorremo tutti che il mondo fosse migliore: e che la pace, da tutti auspicata, non arrivasse come disse il Caledoni Calgaco nel “De Agricola” di Tacito (scusate l’atra citazione romana) “Desertum fecerunt et pacem appellaverunt”: cioè fanno un deserto e lo chiamano pace.

Spiegazione? Basta vedere le immagini delle città ucraine rase al suolo.

Non possiamo né vogliamo dare giudizi al di fuori di uno: questa guerra, come tutte le guerre, conferma che nell’uomo c’è il meglio e anche il peggio. Sappiamo anche che ne pagheremo anche noi – anzi, stiamo iniziando a pagarne – il prezzo. Ai miei tempi cantavano la canzone di Fabrizio De André “La guerra di Piero” con quell’amaro ritornello che vi ricordo:

…“Lungo le sponde

del mio torrente

voglio che scendano

i lucci argentati

non i cadaveri

dei soldati

portati a valle

dalla corrente…”

Non siamo, non possiamo essere, tra gli illusi che credevano essere le guerre solo eventi del passato. Ne abbiamo avute anche vicino a casa, ne abbiamo di economiche con altrettante vittime innocenti, ne avremo sempre. Ma morire di maggio, cantava ancora Piero, “…ci vuole tanto, troppo coraggio..”.

A.F.

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