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Baleari, super-tassa sugli yacht?

BARCELLONA – Il timore di un esodo di yacht privati da marina di Maiorca sta aumentando. La volontà mostrata dal governo delle Baleari di introdurre una tassa sui “beni di lusso non produttivi” tra cui gli yacht ha scatenato l’allarme in tutto il Mediterraneo. La misura è stata espressamente chiesta lo scorso 7 febbraio dal parlamento in una proposta non legislativa su iniziativa del partito di sinistra Més. Gli armatori sono pronti a mollare gli ormeggi – è la reazione – e a portare le loro barche lontane dalle Baleari.

L’autolesionista decisione è maturata quando, poche settimane fa, il parlamento dell’Arcipelago ha approvato una mozione per chiedere ufficialmente al governo centrale una tassa speciale sui beni di lusso delle aziende. A seguito di un’inchiesta del Ministero delle Finanze di Palma, infatti, sarebbe emerso che molti facoltosi proprietari di ville e superyacht dichiarano queste ricchezze come beni di società fondate appositamente per gestirle, al fine di risparmiare sulle tasse. Un sostituto alla bandiera ombra che è assai diffusa nel campo dei superyacht in tutto il mondo.

Ovviamente la proposta è ancora allo stadio di proposta: per quanto non sembrerebbe riguardare anche gli yacht non di proprietà locale, la preoccupazione sta aumentando. E in vista della stagione turistica il danno potrebbe essere pesante per l’economia locale.

Le polemiche sono state pressoché immediate e a esternare per prima la propria preoccupazione, unitamente a forti critiche, è stata la CAEB – Confederazione delle Associazioni Imprenditoriali delle Baleari -, che ha avvertito come una simile iniziativa provocherebbe inevitabilmente un esodo di superyacht verso altre destinazioni. L’associazione ha espresso la sua “totale contrarietà” alla possibilità di una tassa sul lusso nelle Baleari poiché “danneggerebbe chiaramente i porti e le marine ma anche il tessuto commerciale e industriale delle Baleari”.

Ha altresì mostrato preoccupazione che questa scelta possa andare a vantaggio di altre destinazioni del Mediterraneo e ha ammonito il governo di non seguire l’esempio di altre comunità, come la Catalogna, dove sono già stati fatti tentativi per implementare gravami simili che non hanno però avuto il successo sperato.

Pubblicato il
1 Aprile 2023
Ultima modifica
4 Aprile 2023 - ora: 15:56

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