Le nuove dighe del porto di Livorno: finalmente la prima pietra (anzi, mille)
La svolta storica: da più di cent’anni non c’era una espansione a mare
LIVORNO. La posa della prima pietra delle nuove dighe del porto di Livorno non è stata quel che si sarebbe immaginato: e mica perché sono andati a metterla su un qualche fondale chissà dove al largo. Prima di tutto, non c’è “la” pietra, il cubotto di una singola pietra dalla quale tutto prende il via: di pietre ce ne sono almeno mille fra quelle che scarica giù la benna ribaltabile da 18 metri cubi di un camion Mercedes Arocs 4145 della ditta Sales.

Il taglio del nastro: al centro il commissario dell’Authoroty Luciano Guerrieri, ai suoi lati il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, oltre all’ingegner Pribaz e alla viceommissaria Roberta Macii
Il gesto concreto e tangibile che fa partire una delle opere infrastrutturali più importanti dell’ultimo secolo per Livorno – e adesso una delle più rilevanti in corso nel Bel Paese – lo compie in effetti un camionista. Per il taglio del nastro e la foto di rito le forbici le ha in mano Luciano Guerrieri, che dal marzo 2021 è stato presidente dell’Authority e successivamente anche commissario straordinario per la maxi-Darsena: è fra il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e il sindaco livornese, Luca Salvetti (e, come “angeli custodi” appena alle sue spalle ha Roberta Macii, vicecommissaria, e l’accoppiata dirigenziale costituita da Enrico Pribaz, ingegnere capo, e Simone Gagliani, responsabile del settore finanze).
Per capire quale portata storica abbia il fatto che il porto di Livorno si doti di nuove dighe foranee lo dicono le date: la Diga Curvilinea (“Molo novo”) la inizia il governo lorenese nel 1853 e se la ritrova quello sabaudo dopo l’unificazione d’Italia, con un esborso-monstre di «otto milioni di lire», annota il dizionarione di Giovanni Wiquel, che indica prima della fine dell’Ottocento la realizzazione della Vegliaia e della Rettilinea. Tradotto: da più di un secolo il porto di Livorno non si espande lato mare, tant’è vero che l’identikit del porto industriale anni ’30 (fino alla Darsena Toscana) è di fatto ritagliato escavando darsene lato terra, ma con tutte le difficoltà di agibilità che ha una sorta di porto canale).
Fin qui le date: però il sussulto emozionale di Guerrieri e il clima di festa tutt’attorno ha bisogno di un qualcosa che concretizzi una immagine meno formale. Ci vuole il senso che, l’ha appena detto il sindaco Salvetti, «qui non si torna più indietro: la Darsena Europa si fa davvero». Non so se l’idea l’abbia avuta il “governatore” Giani o un fotografo: fatto sta che Giani, Salvetti e Guerrieri – un po’ per un sospirone di sollievo, un po’ per quest’allegria contagiosa da ragazzi – acchiappano un sasso e lo buttano in mare. Una inaugurazione un po’ meno rigidina e imbacuccata.

L’area del nuovo cantiere e, sullo sfondo, le gru del terminal Tdt della Darsena Toscana
Non è l’unica inquadratura fuori dagli schemi in mezzo a polvere e sassi della Darsena che verrà: fra le istituzioni di Pisa e quelle di Livorno non sono mancate le gomitate e gli sgambetti ma ora il sindaco labronico rende omaggio alla «giusta attenzione» con cui Pisa ha seguito tutta questa vicenda e ha capito che «non è una bega solo di Livorno se qualcosa è a sud dello Scolmatore e viceversa». Lo ascolta l’assessore Massimo Dringoli, esponente della giunta del centrodestra pisano a trazione leghista guidato dal sindaco Michele Conti: non è qui di sgamo, ha la fascia tricolore, sta al gioco di una “photo-opportunity” con Salvetti e Guerrieri mentre Giani gongola («ho fatto il miracolo, ho qui Livorno e Pisa uniti»). Poi di fronte al taccuino della Gazzetta Marittima confida: «Ben venga l’ironia campanilistica, ma fermiamoci agli sfottò e alle battute: credo che Livorno e Pisa possano fare grandi cose se stanno insieme». Forse non saremo ancora all’orizzonte strategico di quel geniaccio di Massimo Paoli, l’economista che sognava sulla costa un polo metropolitano da mezzo milione di abitanti, ma mai dire mai…
Non basta. Siamo ormai a un passo dalla campagna elettorale in vista delle elezioni regionali ma sbaglierebbe uscio chi si immaginasse un rito ad uso esclusivo del centrosinistra. La parlamentare del territorio è Chiara Tenerini, forzista: arriva anche lei e ha uno scambio di cordialità con Giani. Chissà se c’è tempo anche per dirsi qualcosa su un aspetto-clou che poco prima viene sottoposto al presidente della Regione Toscana: finora Guerrieri è stato sia il numero uno dell’istituzione portuale sia il commissario straordinario della Darsena Europa. Questo doppio ruolo sarò anche di Davide Gariglio, il presidente designato per l’Authority del prossimo quadriennio? Giani: «Sull’Autorità di sistema portuale il ministro deve trovare l’intesa con ciascuna delle Regioni coinvolte: l’abbiamo fatto. Sul commissario no: è una nomina che ha in mano il governo, io ufficialmente non devo dire nulla». Già: ufficialmente.

Da sinistra: l’assessore pisano Massimo Dringoli, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, il sindaco livornese Luca Salvetti e il numero uno dell’Authority Luciano Guerrieri
Sarebbe comunque singolare che, dopo aver cercato il modo di avere una intesa sull’Authority, il ministero giocasse la partita con uno strappo. Un doppio strappo: il primo, con un nome nato in modo “ostile”; il secondo, per strappare all’Authority il “cuore” del proprio ruolo. Guai a trasformare la presenza di Tenerini in chissà quale svolta, ma un segnale lo è.
Il sindaco Salvetti l’ha definito il “punto di non ritorno”: la prima pietra delle nuove dighe a protezione del porto di Livorno è il passaggio al di là del quale forse non si avranno certezze sui tempi ma si sa che comunque la Darsena Europa arriverà. A dire il vero, i punti di non ritorno sono due come le colonne d’Ercole: e se il via ai lavori delle dighe foranee sono la rocca di Gibilterra, dall’altra parte l’altra metà del “punto di non ritorno” – il monte di Jebel Musa lato Marocco, insomma – è costituito dal bando con cui fra qualche mese verrà selezionato l’investitore privato che entrerà in Darsena Europa per realizzare a proprie spese (300-400 milioni di euro) il terminal contenitori e ottenerlo in concessione.
Mauro Zucchelli