“Concordia” senza concordia

Vincenzo Poerio
FIRENZE – Il relitto della Costa Concordia sta diventando la cartina di tornasole sulle scelte – o le “non scelte” – del territorio sulla vocazione dell’area portuale livornese da anni indicata come la Porta a Mare. In stretta sintesi, l’area che con il salvataggio dell’ex cantiere navale Orlando da parte del gruppo Azimut-Benetti era stata indicata per lo sviluppo della grande nautica da diporto proprio a supporto delle mega-costruzioni Benetti, con tanto di trasformazione del porto Mediceo in attracchi dedicati alla manutenzione e refitting, e con il gruppo dei bacini di carenaggio – quello in muratura da 350 metri e quello galleggiante da circa 180 metri – principalmente a servizio dello stesso cantiere.
L’offerta fatta dal raggruppamento Smit/Neri nella gara (perduta) per rimettere in galleggiamento e quindi trasferire il relitto della Costa Concordia, prevedeva di utilizzare a fine corsa del relitto il bacino di carenaggio livornese.
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Gara persa, come noto, e vittoria del raggruppamento Titan/Micoperi che ha scelto come porto di appoggio Civitavecchia e come bacino Palermo. Che la Regione Toscana con il suo presidente si sia adesso messo di traverso alle scelte territoriali del gruppo vincitore, chiedendo che il relitto venga in bacino a Livorno e il porto di appoggio sia Piombino, sta spaccando non solo il settore imprenditoriale ma anche la città di Livorno, dove le perplessità di Azimut/Benetti all’eventuale (ma non certo scontato) arrivo del grande relitto – perplessità espresse sulla stampa quotidiana dall’ad del cantiere ingegner Vincenzo Poerio – sono state fatte proprie da larghi settori dello stesso sindacato e da una altrettanto importante espressione della comunità, sindaco Alessandro Cosimi compreso.
L’ingegner Poerio ha preso l’occasione anche per ricordare che a quasi dieci anni dall’insediamento a Livorno del Cantiere Benetti, la città e le sue istituzioni non hanno ancora sciolto definitivamente le riserve sulla Porta a Mare, sulle aree destinate allo yachting e al relativo refitting, e specialmente sul destino del bacino di carenaggio. Che per Benetti dovrebbe definitivamente essere trasformato in area per il refitting dei megayachts, togliendo la barca-porta e usando i due muri di sponda come banchine di allestimento. Come si vede, una soluzione incompatibile con le aspirazioni di chi vorrebbe il grande relitto nel grande bacino, per un lavoro certo importante di carpenteria navale ma in contrasto con l‘assai più importante sviluppo negli anni della cantieristica dei megayachts della Benetti, oggi proiettata – per dichiarazioni dello stesso Poerio – verso la costruzione e la gestione di yachts da oltre 100 metri.
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