Sulla Concordia Piombino-Livorno … uno a zero?
LIVORNO – Ve ne siete accorti? Nel proclamare con soddisfazione che Titan/Micoperi hanno accettato di fare la base logistica a Piombino per il recupero della Costa Concordia, al presidente della Regione Toscana il ministro dell’Ambiente Clini non ha più citato Livorno, il suo bacino di carenaggio e l’iniziale impegno che chiedeva per demolirvi il relitto.
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Ha detto, parola più o parola meno, che si aspetta che il relitto venga demolito il più vicino possibile, ma senza più citare specificamente un porto. E lo stesso presidente Enrico Rossi, riportando le parole del ministro, ha detto testualmente: “Il ministro ha affermato che una volta messa in galleggiamento, la nave dovrà essere trainata, nelle massime condizioni di sicurezza, nel più vicino porto attrezzato, per ridurre al minimo i tempi e il tragitto di trasferimento con i connessi ulteriori rischi per il nostro mare”.
Insomma, se le parole hanno un senso – e quelle di un ministro in genere lo hanno – sarà il più vicino porto “attrezzato” a ricevere il relitto. Della serie: Livorno è veramente in grado di accogliere il relitto, con un bacino di carenaggio che non funziona, con fondali insufficienti e con indicazioni contraddittorie persino sulle banchine dove eventualmente alleggerire il relitto? O non ci stiamo lentamente preparando a prendere atto di un’altra delle grandi occasioni perdute?
Antonio Fulvi
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Da parte della Costa, è stata diramata la seguente nota.
La Concordia giace inclinata su un fianco, sul fondale marino nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Una completa mappatura della qualità dell’acqua, della vita marina e della presenza di posidonie e coralli sarà effettuata prima dell’inizio dei lavori di rimozione.
Le 44.600 tonnellate di stazza della nave rendono la rimozione del relitto la più grande e complessa operazione mai effettuata.
La prima operazione che verrà effettuata consente di evitare lo scivolamento della nave lungo il fondale inclinato, assicurando la nave con grossi cavi connessi a pali di ritenuta. Con la seconda operazione verranno installate alcune piastre di rinforzo alla chiglia, alle quali connettere cavi di ritenuta e successivamente i moduli per il galleggiamento della nave. La terza operazione consisterà nell’installare grandi sacchi di sabbia e cemento sotto la chiglia a supporto delle piastre di rinforzo e dello scafo.
I pali di ritenuta verranno installati nel fondale marino con perforazione a circuito chiuso, tecnica che consente di prevenire la dispersione nell’acqua di tutti i materiali fluidi e solidi di perforazione.
Nel frattempo verranno installate le piattaforme di supporto alla nave. Avranno una dimensione di 40 metri per 40 e saranno ancorate con pali al fondale marino.
Galleggianti verranno collegati al lato sinistro della nave tramite saldatura alla struttura portante dello scafo.
Una volta completato il posizionamento dei galleggianti e dei tiranti si potrà iniziare la manovra di raddrizzamento della nave. La nave comincerà a ruotare verso la posizione verticale. I galleggianti installati sul lato destro nave, quello verso terra, impediranno alla nave di scivolare sul fondale. A completamento di tutte le operazioni previste prima del galleggiamento, si procederà a rimuovere l’acqua dai galleggianti facendo sollevare la nave dal fondo marino.
Dopo la partenza della nave inizierà la rimozione di tutte le strutture utilizzate durante le operazioni di recupero. I pali saranno tagliati a livello del fondo marino, le piattaforme saranno rimosse e le posidonie saranno ripiantate.
Grandissima attenzione sarà posta verso l’ambiente marino, alla qualità dell’acqua e dell’aria evitando al massimo ogni tipo di contaminazione. E’ nostra intenzione ripristinare le condizioni ambientali originali dell’Isola del Giglio al massimo possibile.
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