Tutti insieme appassionatamente ma sui temi concreti mancano i fatti
Anche la “Carta” sembra più che altro un elenco di buone intenzioni sebbene il sottosegretario Velo abbia annunciato commissioni tecniche al lavoro – Le uscite del presidente della Regione Rossi contro Comune e Port Authority – Le porte Vinciane

Silvia Velo e Gian Luca Galletti.
LIVORNO – Sulla “Carta di Livorno” per il rilancio dell’economia “sostenibile” sul mare (vedi documento sul sito) varata dal recente convegno voluto da Silva Velo, ci sono già svariate chiavi di lettura. L’impegno è stato notevole: un giorno e mezzo di lavori, quasi quattrocento tra politici, tecnici e ricercatori, una doppia location – il Palacrociere e la Fortezza Vecchia, entrambe con davvero una buona regia organizzativa della Porto 2000, che si è anche fatta pagare ed ha “rodato” un sistema d’accoglienza che si spera sarà messo a frutto – e poi il ministro dell’Ambiente, il suo sottosegretario, due presidenti di Regione, una dozzina tra direttori generali e dirigenti apicali ministeriali: insomma, una mobilitazione che a Livorno non s’era mai vista, il tutto nel nome della “Marine Strategy e Blue Growth”, ovvero di rilanciare una strategia per valorizzare il mare e trovare la quadra tra le esigenze della salvaguardia ambientale e lo sviluppo economico.
[hidepost]La domanda, a bocce ferme, adesso è: ci sono riusciti, tutti questi stakeholders di alto livello? Per gli organizzatori – Paolo Pacini della segreteria della Velo in testa – è certo un successo: ma nella sostanza?
A fermarsi sulla “Carta di Livorno” viene il dubbio che la montagna abbia partorito il topolino. Siamo alle enunciazioni di quattro principi generali, peraltro ampiamente condivisibili, ma che sono quasi una ripetizione in chiave semplificata del noto “Programma Bacino del Mediterraneo” (lo ha ricordato il comandante Angelo Roma, consigliere molto ascoltato anche dal presidente della Regione Enrico Rossi) che l’Unione Europea aveva già approvato il 14 agosto del 2008.
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C’era bisogno di tutto questo grande can-can? Si dirà che Repetita juvant. Però bisogna anche dare atto al sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo – e ai suoi dello staff, come detto – di essere riuscita a mettere insieme per la prima volta sui temi dell’economia marittima tante opposte fazioni (dagli ambientalisti agli scienziati, dagli alti burocrati ai politici) fino a una condivisione conclusiva – almeno a parole – del principio che la salvaguardia dell’ambiente marino può e deve essere anche una risorsa economica e non una gabbia nel nome dell’ecologia più talebana. A parole, tutti si sono trovati d’accordo. Ma nei fatti, che cosa cambierà? E come si concilieranno le esigenze del Santuario dei cetacei (meno navi, rotte “codificate” come per gli aerei, attività anche in costa da controllare rigidamente, eccetera) con tutti gli indicatori macro-economici che puntano ad ulteriori sviluppi dei porti grazie alle reti TEN-T? Conciliare l’inconciliabile sembra davvero un artificio dialettico e basta.
Finito qui? Sarebbe un flop. La stessa Velo, che non è sciocca, ha annunciato che adesso il lavoro – sviluppato in Fortezza Vecchia con quattro commissioni – proseguirà per dare una struttura tecnico-giuridico-politica ai suddetti principi. Cosa che è piaciuta molto anche al direttore generale della difesa del mare al ministero dell’Ambiente Renato Grimaldi (la sintesi del suo intervento: alla buon’ora si lavora sul concreto). Significativo anche l’intervento di Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha parlato della tante volte rinviata riforma dei porti (ridurre il numero eccessivo delle Authorities, lavorare per sistemi, pianificare a livello nazionale i sistemi stessi, senza dare linfa ai localismi esasperati e al clientelismo partitico) più come vice di Renzi nel Pd che come governatore regionale. Il suo intervento ha toccato anche l’eterno problema dei dragaggi: ha detto che il governo ci sta lavorando. Non ci resta che sperare, aspettando i fatti.
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Sulle cronache locali ha avuto ampio spazio (forse troppo) il fuoco incrociato di accuse tra Rossi e Nogarin (rigorosamente assente in tutto il convegno) sulla legge regionale che da una scadenza ai tempi del Comune per il piano regolatore del porto: un battibecco che nessuno nel convegno s’è filato, ma che s’è portato una scia di altre beghe. Rossi ha ribadito nel convegno quello che sembra ormai un suo Mantra di campagna elettorale: la Regione sta facendo molto per i porti di Livorno e Piombino, ma mentre il secondo corre con i lavori a Livorno si va al rallentatore. Richiamo all’Authority specifico e stizzito: da Firenze sono stati stanziati oltre 1 milione di euro per elettrificare le banchine e far spengere i motori alle navi in porto, ma ancora non si sono visti risultati. L’accusa va alla pari con quella sui dragaggi, che Livorno affronterebbe alla posapiano. Immediata la replica – anch’essa stizzita – di Gallanti dell’Authority portuale: “Da tempo siamo impegnati – ha scritto in una nota – nell’ambizioso tentativo di fornire energia elettrica alle navi da crociera e ai traghetti. A marzo del 2013 è stata bandita una gara da 4,3 milioni (soldi non solo della Regione ma della stessa Authority e del ministero dell’Ambiente) per elettrificare la Sgarallino. Il 31 luglio scorso (più di un anno dopo, n.d.r.) sono stati affidati i lavori alla ditta vincitrice che li consegnerà entro il mese prossimo. Da gennaio dunque, grazie anche alla Porto 2000, si svolgerà il collaudo con una nave da crociera”.
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C’è chi ha letto in chiave prevalentemente politica le sculacciate di Rossi a Livorno: al Comune e all’Authority portuale. Rossi è in campagna elettorale per la rielezione, Nogarin gli ha buttato tra i piedi la minaccia-promessa di un assalto alla baionetta dei Cinque Stelle anche alla sua poltrona – E su quella della Port Authority continuano ad incrociarsi aspirazioni. Il Pd punta su Luciano Guerrieri ma negli ambienti ministeriali sarebbe messo bene anche Massimo Provinciali e se sarà Roma a decidere autonomamente potrebbero esserci scintille (poi ci sono gli outsider sostenuti da parte dell’imprenditoria portuale locale come Nereo Marcucci e non è nemmeno tramontato il nome di Sommariva oggi a Bari). Nell’ultima intervista di Nogarin (domenica su La Nazione) il sindaco di Livorno ha addirittura ventilato l’ipotesi di uscire dal comitato portuale: ributtando di fatto alle Calende l’approvazione del piano regolatore del porto. Parafrasando Catone, (Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur) mentre ci si scanna per la politica, con le recenti piogge le “porte vinciane” dello Scolmatore dell’Arno sono state riaperte e la Darsena Toscana è stata di nuovo sommersa dal fango dell’alluvione: con tanti saluti ai lavori di dragaggio fatti di recente.
Con questi chiari di luna, la “Carta di Livorno” di Silvia Velo sembra più un’utopia che un progetto. Perché guarda alla Luna mentre tutti sono concentrati sul dito, ovvero sulla trita ma urgente realtà dei problemi da risolvere.
Antonio Fulvi
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