Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

“Stati generali” atto secondo: le Authorities dei porti come Spa

Il ministro ha di nuovo convocato i “saggi” a tema – Il problema dei finanziamenti e della garanzia contro i raid stranieri – Le previsioni di crescita degli scali del Mediterraneo entro il 2030

— clicca per ingrandire —

ROMA – “Stati generali dei porti”, capitolo secondo. Lunedì prossimo, tra due giorni, il ministro Maurizio Lupi incontrerà di nuovo la super-commissione dei 15 per il proseguo del dibattito sulla riforma della riforma. Ma questa volta, sfoltito il subisso dei temi, c’è un punto focale da affrontare: la privatizzazione delle Autorità portuali e la loro trasformazione in Spa.
Ancora una volta a Roma si lavora (sembra in maniera seria; e comunque certamente frenetica) per arrivare a un risultato. Ma il tema delle Spa è tosto: tanto che più di privatizzazione – un termine che comporterebbe immense problematiche anche sul piano istituzionale: molti ricordano che quando l’UE cancellò la “golden share” varata da Monti come aiuti di Stato si è passati alla “golden power” che comporta l’assenso della presidenza del consiglio per ogni reale privatizzazione – oggi si parla di una proposta di “socializzazione” dei porti attraverso le Spa.
[hidepost]Tecnicismi esasperati? Mica tanto. Il ministro è stato chiaro nella convocazione per lunedì della commissione dei 15: occorrono “concretezza e innovazione”. Ed è stato altrettanto chiaro – dicono le indiscrezioni – nel sottolineare che le proposte giunte dai 15 rispondono ai criteri di concretezza ma non completamente a quelli di innovazione. Tradotto: le Authorites portuali così come sono non funzionano, vanno cambiate. Come? Scartata – e non potrebbe essere altrimenti – la suggestiva ma impossibile soluzione del passaggio delle Authorities ai Comuni (c’è chi ha proposto addirittura che il loro 70% passi ai Municipi: che peraltro non hanno una lira e quindi il discorso si chiude) il problema di fondo sembra essere quello di garantire che nella trasformazione in Spa i porti non diventino preda di gruppi d’investimento stranieri, che con la forza delle finanze (siano essi dollari, rupie, renminbi o dirham) arrivino a scardinare il controllo non solo dei singoli scali, ma anche della intera programmazione della portualità nazionale. Non è un tema da poco, perché in una realtà nazionale (e potremmo dire europea) dove la ricerca di investitori internazionali è necessaria, cercare di conciliare l’esigenza di forti investimenti nei porti al mantenimento di un controllo dello Stato sui suoi assets strategici è un tema forte e di difficile soluzione.

* * *

E mentre a Roma ci si confronta sulla governance del sistema, c’è chi ricorda che il sistema stesso ha necessità urgenti e significative di risorse, se non vuole essere travolto. In un Mediterraneo che sta tornando ad essere appetibile per i grandi network navali (visto che sul Baltico e sui mari del nord le più stringenti normative ambientali cominciano a incidere per circa 100 dollari a contenitore, mentre sul Mediterraneo se ne parlerà dal 2020) è stato calcolato che l’evoluzione dei traffici marittimi sarà a percentuali a due cifre entro il 2030. Da uno studio di Price Waterhouse Cooper & Mds Transmodel (vedi tabella in 1ª pagina) emerge che i traffici marittimi per il Napa cresceranno nei prossimi 15 anni del 227%, quelli dei porti del Tirreno dell’81% e quelli del Mar Nero del 100%, mentre gli scali del nord Europa, che pure rimarranno prevalenti, rallenteranno con aumenti di solo il 42%. Un’occasione storica per i nostri porti, sia in Adriatico che sul Tirreno. Ma occorrono importanti investimenti: e specialmente un “progetto” che razionalizzi, velocizzi e chiuda un’epoca di soldi buttati via a pioggia. E’ questa la grande sfida di Maurizio Lupi, di Matteo Renzi e dei loro. E da vincere in tempi ormai in scadenza più che ravvicinata.

[/hidepost]

Pubblicato il
14 Febbraio 2015

Potrebbe interessarti

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora

La vendetta e il perdono

Dunque, la solidarietà del presidente della Toscana con Luciano Guerrieri è durata, in ossequio agli ordini di partito, l’espace d’un matin, come dicono i francesi. Anche Giani, che aveva giurato di difendere Luciano alla...

Leggi ancora

Riforma e porti in vendita

Come volevasi dimostrare: le indicazioni (attenti: sono nomi proposti, non ancora promossi ufficialmente) per i nuovi presidentI di Autorità di Sistema Portuale (AdSP), peraltro significative sul metodo, hanno sturato il vaso di Pandora. Tutti...

Leggi ancora

So che sanno che sappiamo

Niente paura, il gioco di parole del titolo non riguarda voi lettori. Vorrebbe essere, appunto, un gioco rivolto chi continua a ritardare l’attesissima e indispensabile riforma portuale, con annessi e connessi. Sia chiaro che...

Leggi ancora

Drill baby, drill

La guerra dei dazi annunciata da Trump sta innescando una inedita rivoluzione non solo commerciale, ma anche politica. E le rivoluzioni, come scriveva Mao nel suo libretto rosso, “non sono un ballo a corte”....

Leggi ancora