Savi (Uniport): perché si multi-purpose
LIVORNO – Lunga vicenda, piena di derivate e anche di retro-pensieri, quella della pianificazione delle aree portuali che il recente comitato di gestione ha affrontato. E sul tema è intervenuto anche il presidente di Uniport Carlo Savi, evidenziando la posizione di una parte del mondo del lavoro su quella che sembra diventata l’araba Fenice del prossimo futuro, la Darsena (o sognando più in grande piattaforma) Europa.
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“Per poter fare un punto sulla situazione del porto Livorno – ha scritto Savi – occorre fare una premessa: nel 2015 è stata approvata la variante anticipatrice al piano regolatore del porto in consiglio comunale e successivamente è stato approvato in consiglio regionale il piano stesso.
“Il porto di Livorno è sempre stato multi-proposta e questo ha permesso a Livorno anche durante la crisi del 2007 di tenere sia dal punto vista economico sia da quello occupazionale. La filosofia del nuovo PRG si riassume sostanzialmente a questo, la divisione del porto per aree funzionali/merceologiche, destinando una parte importante della zona più vecchia del porto al traffico delle crociere, cosa non scontata per la cultura dominante dentro il porto.
Questa è stata la filosofia con cui ci si approcciò al PRG, ipotizzando anche forti spinte al processo di aggregazione delle imprese che operavano sulle stesse tipologie di merci. Il risultato è stato che purtroppo la litigiosità delle imprese e la spinta tutt’altro che propulsiva dell’autorità portuale, determinano oggi che gli armatori sono a tutti gli effetti terminalisti così come i fondi di investimento sono proprietari a vario titolo di importanti terminal.
La parcellizzazione attuale fa si che ci siano tensioni quotidiane per un singolo metro di banchina e piazzale, e nel trend assolutamente positivo ci sono più traffici che spazi rispetto alle opportunità lavorative ulteriori.
La piattaforma Europa diventa dunque strategica non solo perché permette di avere un’infrastruttura in grado di ricevere navi di ultima generazione, ma bensì perché libererà spazi importanti con lo spostamento degli attuali terminal contenitori che potranno essere utilizzati per gli attuali traffici RO-RO.
L’attuale situazione che si è venuta a verificarsi con il contrasto dei due attuali terminalisti di container, rischia di deflagrare se non governata politicamente, perché necessita di un’armonizzazione su un punto fermo: la Piattaforma Europa è necessaria e nel momento della sua realizzazione rappresenterà l’infrastruttura che ospiterà il terminal container. Ma affermare oggi che si debba togliere subito la concessione ad uno dei due attuali terminalisti perché altrimenti quest’opera perde strategicità, sarebbe un errore che rischia di minare la possibilità di realizzazione dell’opera stessa.
“Concludo con due considerazioni. La prima riguarda il sistema delle imprese: non è più possibile pensare che nel 2019 e quindi per il futuro avere imprese che operano in porto senza essere solvibili e senza capacità di investimento.
“La seconda considerazione riguarda il mondo le imprese che forniscono servizi ai terminalisti: attualmente ne sono autorizzate tre come ex art. 16, un numero non piccolo e che operano in un sistema libero e rischiano continuamente di essere messe in concorrenza, scaricando sul mondo del lavoro e i lavoratori la concorrenza che vige sulle banchine.
“Sarebbe cosa utile oltre che necessaria fissare un range tariffario al disotto del quale non è possibile scendere a al di sopra del quale non è possibile andare.”
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