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Dalla Cina con terrore: forse troppo?

MILANO – “Dal 23 gennaio – ha scritto nei giorni scorsi in un diffuso report DHL Global Forwarding – un’incredibile epidemia di coronavirus a Wuhan, nella provincia di Hubei, importante hub industriale e di trasporto merci nella Cina Centrale, ha innescato una serie di blocchi completi o parziali in ben 13 città cinesi che si sono viste limitare gravemente le rotte terrestri, aeree e marittime. Si prevede che, con il manifestarsi del picco del coronavirus, continueranno gravi interruzioni delle spedizioni di merci aviotrasportate – in entrata e in uscita, servizi di autotrasporto e trasporto ferroviario di merci, nonché una forte congestione portuale per le navi lungo il fiume Yangtze vicino a Wuhan.

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Il blocco regionale ha già gravemente ostacolato le operazioni logistiche che riguardano l’accesso alle autostrade per il trasporto di merci in entrata e in uscita dalla regione, mentre si prevedono anche gravi ritardi nelle spedizioni di merci, inbound e outbound. I responsabili della supply chain management si stanno preoccupando di valutare il potenziale impatto dell’epidemia, e dovranno far fronte alla propagazione o all’estensione di blocchi nelle diverse città e all’avvio ritardato delle attività produttive nelle aree interessate. Se i blocchi dovessero continuare ben oltre le festività del Capodanno lunare – un importante periodo festivo in Cina che si è concluso domenica scorsa – potrebbe esserci un impatto notevole sulle operazioni nella supply chain e sulla produzione industriale in tutta la Cina attraverso settori come l’automotive, quello delle forniture farmaceutiche e mediche e del manufacturing hi-tech per l’optoelettronica e i semiconduttori. Aziende e industrie in diverse città e province – tra cui Pechino, Zhejiang, Jiangsu, Guangdong e Shanghai – sono tenute a interrompere le loro operazioni almeno fino al 9 febbraio, eccezion fatta per: società che forniscono apparecchiature mediche, società farmaceutiche, supermercati, servizi pubblici e società di logistica, questo nel tentativo di fermare la diffusione del coronavirus”.

“Anche se potrebbe essere troppo presto per valutare la portata dell’epidemia di coronavirus di Wuhan rispetto a SARS, MERS o Ebola – conclude DHL Global Forwarding – ci possono essere alcuni trend storici tracciabili in termini di implicazioni economiche e di supply chain.

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In Italia i casi accertati di ammalati di coronavirus erano fino a l’altro ieri soltanto due, entrambi individuati a Roma e messi subito sotto osservazione. Ha fatto scalpore il blocco dei turisti sulla nave da crociera della Costa nel porto di Civitavecchia, con una eco sui media internazionali probabilmente superiore al reale pericolo. L’allarme virus comunque ha già provocato pesantissime ricadute sia sul turismo (l’Italia ha una media di 4 milioni di turisti cinesi all’anno) sia sulla catena logistica. L’International Chamber of Shipping ha diramato una nota indirizzata agli shipowners (armatori) con una guida che raccomanda loro di non interrompere il flusso delle merci ma anche di tutelare la salute degli equipaggi e dei lavoratori dei porti con una serie di controlli, che devono essere particolarmente accurati negli scali delle aree dove il virus è particolarmente presente. Il documento sostiene che per quanto sia bene adottare misure precauzionali non è ad oggi necessario adottare restrizioni dei traffici internazionali (“unnecessary restrictions of international traffic”) che potrebbero creare pesantissime ricadute sull’economia mondiale.

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Pubblicato il
5 Febbraio 2020

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