Barche, la stangata Monti è servita
Ripresi dalla precedente tassa di stazionamento i coefficienti di riduzione per le vele e le barche più anziane – Non ancora chiaro se si pagherà anche con barca a terra
ROMA – Non è catastrofe, come sembrava dalle prime anticipazioni dei giornali quotidiani – si erano ipotizzate tasse di 20 mila euro all’anno per un motoscafo di 11 metri che rimanesse permanentemente in acqua, roba da far affondare nove decimi della flotta italiana da diporto – ma è pur sempre una stangata: la nuova tassa di stazionamento che il governo Monti farà partire dal 1º maggio prossimo (art. 16 del decreto Monti) costerà da 1000 euro all’anno per un motoscafo superiore a 10 metri e non oltre i 12 metri a circa 40 mila euro all’anno per una grossa imbarcazione al limite della classificazione a nave.
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Sono previsti però, come per la vecchia tassa abolita dal primo governo Berlusconi, coefficienti di riduzione per invecchiamento (vedi la tabella) e tassa solo del 50% per le barche a vela.
Secondo l’interpretazione de “Il giornale della Vela” (da cui riportiamo la tabella) se la barca è a terra, in rimessaggio o in cantiere, non paga la tassa. Ma è ancora da appurare. Secondo una nota di Assonat, l’associazione nazionale approdi e porti turistici, il pagamento è ridotto del 50% per le barche a secco o in rimessaggio “e l’importo della riduzione è deducibile da quanto dovuto per gli anni successivi”. Una formula che si presta a qualche equivoco.
C’è una modalità tutta nuova per la verifica dell’effettivo avvenuto pagamento: la ricevuta va esibita all’Agenzia delle dogane o (ma si deve capire se vuol dire “anche”) al distributore di carburante quando si va a fare il pieno. E che succede se al distributore non si esibisce la ricevuta? Ci viene rifiutato il pieno – il che configurerebbe un pericolo per la navigazione, anche a rischio della vita del personale di bordo – o scatta solo la segnalazione alla Dogana e quindi al Fisco? La norma sembrerebbe riguardare più che altro le imbarcazioni che fanno carburante a regime agevolato, per favorire controlli a posteriori: ma come minimo, non è chiara.
C’è anche, partito da subito, un dibattito sulla legittimità della tassa. Si ricorda da parte di esperti tributaristi che una analoga tassa istituita in Sardegna dall’allora governatore Soru fu bocciata sia dalla Consulta che dalla Corte di Giustizia dell’Ue all’Aja, perché contraria alla libera prestazione di servizi e alla libera concorrenza. Secondo il governo Monti la tassa attuale è diversa da quella di Soru e non ci saranno problemi. Da vedere. Intanto hanno già cominciato a piangere i gestori dei porti turistici, che prevedono una fuga di massa verso gli scali stranieri dirimpettai alle nostre coste.
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