Prima di presentarvi questa fantasiosa ed eruditissima novella (che lo stesso autore definisce in copertina come storico diacronico demenziale) devo presentarvi, per chi non l’avesse già identificato, l’autore. Ebbene si: è l’ammiraglio ex ispettore capo delle Capitanerie di porto Renato Ferraro di Silvi e Castiglione, napoletano verace e di orgogliosa napoletanità, e come spesso accade per i nobili del sud Italia, di smisurata cultura non solo umanistica. Personalmente ho molto apprezzato negli anni i suoi frequenti articoli storico-filosofico-letterari sulla “Rivista Marittima”: ma so bene che sono solo la punta dell’iceberg della sua produzione, perché ha scritto su decine di altre pubblicazioni, tradotto libri dal tedesco e dall’inglese, tenuto conferenze e lezioni. Quando non scrive, a parte qualche sciagurata – me lo perdonerà: e del resto credo lo pensi anch’egli – esperienza politica, coltiva l’altra grande passione che è la musica, suonando il basso-tuba in una Band. Anni or sono – non racconto quanti per non far torto a lui e a me – riuscì a trasformare una seriosa serata dell’Ucina in quel di Portofino in una deliziosa notte di musica esibendosi senza rete al pianoforte fino alle ore piccole. Lasciò tutti a bocca aperta.
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