Perchè l’India ci schiaffeggia sui marò

ROMA – I marò del San Marco – i nostri marines – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, proditoriamente imprigionati in India dopo il “tranello” teso alla nave che difendevano dai pirati, sono stati trasferiti dal carcere di Trivandum alla “foresteria” di Kochi in attesa del contestato giudizio della corte indiana. Un trasferimento, come hanno accettato di dichiarare le autorità indiane, “nello spirito della convenzione di Ginevra per i militari prigionieri”.

E’ stata l’unica concessione, che non attenua le infamanti accuse di assassinio di pescatori e di associazione a delinquere con le quali il tribunale indiano intende processare i due. E il governo italiano continua ad apparire impotente, nei fatti, a contrastare un’opinione pubblica indiana decisamente surriscaldata sulla vicenda, malgrado gli stessi pescatori superstiti dell’episodio contestato abbiano abbassato molto i toni.

A chi si sta chiedendo in questi giorni il perché di questo accanimento dell’India contro i nostri militari anti-pirateria, può apparire illuminante un giudizio apparso sull’ultimo numero della “Rivista Marittima” (il mensile ufficiale della Marina Militare) a firma di Come Carpentier de Gourgon, direttore di World Affairs di New Delhi ed acuto analista dei rapporti internazionali.

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