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Forestali, occhio a difenderci: il record non è inattaccabile

Tra le richieste dell’armamento specializzato anche la necessità di procurare carico in partenza – La concorrenza del container e la specializzazione degli addetti – Le nuove sfide e la suggestione del porto “hub” internazionale

Nella foto: (da sinistra) Lucia Filippi e Gloria Dari.

LIVORNO – Convegno sui forestali, atto secondo. Dal workshop di martedì scorso in Fortezza Vecchia, che è stato accompagnato da un inconsueto “battage” di rapporti tecnico-statistici da parte dell’Authority, se emerge un elemento che va oltre – e in qualche caso malgrado – la soddisfazione d’essere il primo porto italiano per le cartiere, è anche il duro avvertimento delle dottoressa Lucia Filippi, vicepresidente di Grieg Star Shipping, ovvero del primo cliente dei forestali sulle banchine labroniche.
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Massimo Provinciali

Che non le ha mandate a dire, secondo il suo stile. Nella stretta sostanza: “Sviluppare il traffico dei forestali? Fossi in voi – ha detto rivolgendosi al porto – penserei innanzitutto a mantenere quello esistente, perché non è scontato”. E perché non lo è? Perché, ha detto ancora la manager livornese che ama parlar chiaro, “il nuovo piano regolatore del porto non ci offre le garanzie di accosti così come servono, con fondali adeguati e magazzini doganali vicino alle banchine. Abbiamo visto piani e progetti anche concreti, ma sono in forte ritardo sulle esigenze dei traffici”. C’è dell’altro: “Non basta sviluppare le infrastrutture, occorre anche e specialmente che il porto sia in grado di sviluppare l’export in modo che le navi dei forestali, che oggi ripartono vuote, abbiano invece un carico pagante in uscita”.
Ovviamente sa anche ringraziare la vicepresidente di Grieg Star Shipping. E lo ha fatto dando atto all’Authority – citando anche chi se n’è occupato personalmente, cioè Gabriele Gargiulo, Patrizia Innocenti e Barbara Bonciani – di aver affrontato “per la prima volta” il problema dei forestali con il workshop e con le analisi di Ircres-Cnr. Ma ha ribadito la sua preoccupazione: il traffico dei forestali è delicato, richiede anche specializzazione di chi lo maneggia (e a questo scopo ci sono stati anche corsi di formazione dello stesso armatore) e la concorrenza non sta a guardare. Per di più già da oggi – ed è emerso nel corso del workshop – quasi un terzo dei prodotti forestali viaggia in container, che ovviamente seguono altre procedure e non vanno né in magazzino né attivano quella catena logistica che fornisce al porto molti introiti. Gli armatori del bulk – è emerso dal dibattito – hanno investito e stanno investendo molto su navi sempre più sofisticate e capienti per i vantaggi delle economie di scala, ma il porto non può pensare di lasciar fare solo a loro.
Il messaggio di Grieg Star Shipping non è stato sottovalutato né degli operatori – Gloria Dari per la Spedimar ed Enrico Bonistalli per l’Asamar l’hanno sottoscritto in pieno – né dall’Authority. Che per bocca del segretario generale Massimo Provinciali ha ricordato gli impegni sui nuovi magazzini in zona K, la destinazione del molo Italia (finalmente dragato anche sul lato nord) e i lavori in corso per il collegamento ferroviario diretto con la rete nazionale, che potrebbe favorire i treni-blocco con le cartiere non solo della lucchesia. Provinciali (e con lui anche Federico Barbera, presidente di Assimprese) ha anche ribadito l’importanza del nuovo metodo di affrontare le problematiche dei vari comparti merceologici con studi ad hoc, come si è fatto appunto martedì con i forestali. “Il porto – ha detto – deve guardare oltre i propri confini fisici, ponendosi come nodo logistico e imprenditoriale con velleità nazionali ed anche oltre”. In vista della riforma, e in linea con le dichiarate ambizioni del governatore della Toscana, è una bella sfida.
Dagli interventi dei produttori e caricatori internazionali, attentissimi in sala grazie anche alla traduzione simultanea, è arrivato il … miele. Nel senso che alcuni di loro hanno prospettato la possibilità che Livorno diventi porto hub per i forestali di tutto il Mediterraneo. Il logistic manager Targe Bock di Fibra ha ricordato che la sua società opera su quattro porti in Mediterraneo e Livorno può diventare il primo scalo. Anche Raimond Montt (Cmpc) e Yari Nieminem (UPM) hanno sottoscritto il ruolo strategico del porto labronico. Ma un po’ tutti hanno convenuto con Lucia Filippi che la sfida con i porti del Nord Europa – che hanno efficienza operativa e specialmente logistica avanzatissima – si vince solo se si riuscirà a trovare carichi in uscita che utilizzino le navi oggi costrette a ripartire vuote. Poi va bene anche il resto: la proposta di Gloria Dari sulla riduzione delle tasse portuali alla filiera dei forestali, l’ipotesi di Giorgio Neri (Marter/Neri) di trasformare la sponda ovest della Darsena Toscana in area per merci varie e forestali quando decollerà la piattaforma Europa, la nascita a Livorno di un grande MTO, ovvero di un multimodal transport operator ipotizzata da Federico Barbera. E così via. Intanto le aziende livornesi del settore si ritroveranno da lunedì prossimo 19 a Brema al 21° Transport Symposium Europe. E potranno toccare con mano dove va il mercato, ma specialmente quello che il mercato concretamente chiede. Anzi: pretende dai porti.

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Pubblicato il
17 Ottobre 2015

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