Il riccio di mare e le multe
Sul web ci è stata inoltrata una domanda tipica di questo periodo da parte di un gruppetto di appassionati dell’isola d’Elba:
Una delle “prede” più gustose e più facili di questi giorni di vacanza è il riccio di mare, nelle sue varianti colorate verdi, viola e rossastre. Ma ci hanno detto nell’albergo dove risediamo che la pesca da parte di non professionisti – e noi siamo semplici turisti – è regolamentata da una legge che comporta anche salate multe. Potete darci qualche informazione più precisa?
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È vero che c’è una legge sul tema: esattamente del 1995. E prevede il divieto totale del prelievo a maggio e giugno, e la limitazione negli altri mesi a 50 esemplari per ogni raccoglitore: dunque se siete in quattro ne potete raccogliere fino a 200, con l’avvertenza di non prendere quelli più piccoli (diametro ammesso oltre 7 cm). I pescatori professionisti ne possono raccogliere fino a 1000 (mille) esemplari a testa. Le sanzioni per i contravventori sono pesanti: sequestro del pescato (che se ancora in vita viene rimesso in mare) e sanzioni che possono arrivare anche a 6 mila euro.
Il riccio un echinoderma che vive su fondali ridotti, massimo fino a 25/30 metri, e la parte commestibile della specie colorata – quelli neri più piatti non la contengono – è costituita dalle gonadi, che contengono le saporitissime uova color giallo intenso. In questo periodo all’Elba ma anche su tutte le coste italiane i ristoranti offrono una splendida pastasciutta ai ricci, da leccarsi le dita. Bisogna però ricordare anche che il riccio di mare è un “brucatore” infaticabile e l’eccesso di prelievo può danneggiare l’equilibrio del sistema scoglioso.
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