Attenti, inquinate anche con le mail
LONDRA – E adesso a guastare la festa del verdismo alla Gretina, ci si mettono anche prestigiose istituzioni come la Royal British Society e l’International Energy Agency. Che in un rapporto presentato un mese fa al World Economic Forum hanno provato come l’uso dei computer e le mail inviate inquinano più degli aerei e poco meno del parco macchine mondiali. Un quotidiano che ha riportato il rapporto titolava nei giorni scorsi che dieci mail al giorno inquinano in un anno come 1.200 sacchetti di plastica. E probabilmente il calcolo in difetto. Secondo Cw Jobs, che si è buttato a calcolare quanto inquinano le mail di lavoro, un dipendente di un ufficio che ha a che fare con 140 mail al giorno produce da solo in un anno più Co2 di un volo di linea tra Londra e Bruxelles. Mettendo insieme le mail che viaggiano ogni minuto in tutto il mondo, ne esce una valutazione catastrofica: siamo a circa il 3,7% delle emissioni globali di Co2, quando il traffico aereo mondiale inquina per il 2%.
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Che vuol dire tutto questo? È impensabile che la civiltà d’internet possa fare passi indietro: e anzi tutto sta a dimostrare che andremo sempre più avanti con l’utilizzo di cellulari, tablet e computer. Dalla mostra internazionale sulle nuove tecnologie che si è chiusa di recente negli USA ci sono state prospettate soluzioni di realtà virtuale che si appoggiano anch’esse sul web. Arriveremo al teletrasporto o poco ci manca. Il tutto consuma energia, e con l’attuale sistema di produzione dell’energia produce inquinamento.
Le soluzioni? Non stanno nei telefonini e neppure nei computer: stanno nella produzione dell’energia. Che non può risolversi con i campi di pannelli solari (“consumano il territorio”) o dell’eolico (combattuto dagli stessi emuli di Gretina). La realtà d’oggi è che buona parte dei paesi avanzati sta potenziando le centrali elettriche a nafta o addirittura a carbone, salvo pochi come la Francia che hanno il 75% dell’energia elettrica prodotta dal nucleare e può permettersi di vendercela (a caro prezzo) con il minimo di inquinamento atmosferico. Il GNL è considerato una soluzione intermedia perché inquina anch’esso, sia pure meno: l’idrogeno è una opzione sperimenta e anche sperimentata, ma al momento con molte difficoltà concrete. Rimane il nucleare, con la cosiddetta “fissione pulita” che tra l’alto produce assai meno scorie radioattive. Le tecnologie ci sono: ma intanto la bolletta per le industrie, per gli artigiani e le famiglie va alle stelle. E sta producendo più danni della pandemia da Covid.
(A.F)
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