L’Africa aiuta l’Europa: il Marocco in soccorso della Spagna al buio
Nelle prime ore della giornata più difficile per Spagna e Marocco dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico (28 aprile scorso), un vecchio amico luso-capoverdiano-statunitense, residente nell’Algarve portoghese, con cui condividiamo l’interesse per le imprese marittime del navigatore italiano Antonio da Noli, mi scrive un messaggio (sms), chiedendomi se anche in Italia vi erano problemi di approvvigionamento energetico. Ignaro di quanto stesse accadendo dalle sue parti, ho poi cercato informazioni sui vari giornali spagnoli e portoghesi.
Il quadro era chiaro: un blackout energetico rarissimo, senza, al momento, spiegazioni plausibili…ed escludendo tesi complottistiche di cyberattacchi russi o di altri nemici reali o immaginari. Si è trattato di un difetto delle rete elettrica di trasmissione energetica di tutta la penisola iberica, che si è disconnessa dalla rete europea attraverso la Francia, e che ha lasciato i due Paesi in panne, secondo i critici del governo-Sanchez a causa di un eccesso di uso di fonti energetiche alternative, senza che le infrastrutture di rete fossero state adeguate. Un’ipotesi, comunque, tutta da verificare.
Questioni tecniche a parte – che saranno comunque chiarite dalle autorità nazionali e soprattutto europee competenti – nell’immediato si è verificata una situazione anch’essa piuttosto inconsueta: la Spagna è riuscita a diminuire l’impatto devastante di questo blackout grazie ai buoni rapporti col regno del Marocco, il vicino di casa nord-africano, che ha energia elettrica in abbondanza, grazie a scelte che, negli anni scorsi, hanno caratterizzato il paese come uno dei maggiori produttori di energia eolica del mondo.
Il Marocco, infatti, da anni ha compiuto una scelta strategica rispetto alla questione energetica: con circa 3mila ore di sole all’anno – con picchi ancora maggiori nelle aree desertiche – il paese governato da re Muhammad VI ha lanciato, anni fa, un mega-progetto da quasi 10 miliardi di dollari per produrre, a regime, 2000 megawatt di energia solare. Il primo impianto è stato inaugurato nel 2016, a Ouarzazate, nota anche come “la porta del deserto”, situata nel sud dell’Alto Atlantide, in mezzo fra le montagne e il deserto del Sahara. Una località ideale per iniziare la transizione energetica verso solare ed eolico, visto che la dipendenza del Marocco dalle energie fossili risulta ancora oggi molto elevata, intorno all’80%.
L’idea è che le energie rinnovabili superino il 50% del fabbisogno energetico del Marocco, con una riduzione dei gas serra di quasi il 20%. L’impianto di Ouarzazate è stato il primo di una serie di impianti a rete, chiamati Noor-Ouarzazate, che rappresentano, insieme, il primo impianto energetico solare al mondo per capacità energetica.
A complemento di questa gigantesca opera, il Marocco sta puntando anche sull’energia idroelettrica, che attualmente contribuisce per circa 1770 megawatt per la rete nazionale, mentre sul vasto litorale si sono concentrati gli sforzi sull’eolico, come nel caso del parco Tarfaya, e con l’obiettivo di raggiungere presto la produzione di 2000 megawatt derivanti dall’energia ottenuta dal vento.
Con una strategia ben definita, e un’operatività in linea con le previsioni (fra l’altro mediante risorse nazionali), il Marocco è potuto così scendere in soccorso della Spagna. Il paese, infatti, ha una trasmissione di elettricità con la Spagna pari a 600 MW di potenza (diventano 900 quando l’energia va in senso contrario, dalla Spagna al Marocco), grazie a un cavo sottomarino di energia, il primo al mondo che unisce due continenti, che contiene due linee di trasmissione. I due paesi stanno cercando di espandere questa rete, aggiungendo una terza linea di trasmissione, con capacità di 700 MW, per un costo di circa 170 milioni di dollari, ripartito equamente fra i due paesi.
Se qualcuno, in Spagna, ha criticato, non senza ragioni, il governo Sanchez, per un episodio che ha messo in ginocchio il paese, insieme al Portogallo, non ci si può dimenticare che è stato proprio l’esecutivo a guida socialista che ha riallacciato buone relazioni diplomatiche e di concreta cooperazione col Marocco. Era il febbraio del 2023 quando Sanchez andò a Rabat e pose fine a relazioni diplomatiche complicate col Marocco, che si erano aperte con l’accoglienza di Brahim Ghali – leader del Fronte Polisario – in Spagna nel 2021, per garantirgli cure contro il Covid-19.
Grazie a un incontro col suo omonimo, Aziz Akhannouch, e alla benedizione del re Muhammed VI, Sanchez riuscì a firmare una ventina di accordi di partnership commerciale col Marocco, fra cui importanti investimenti spagnoli nel settore delle energie rinnovabili, dei trasporti ferroviari, dell’educazione e del turismo. Nonostante le critiche aperte di Podemos (la componente più a sinistra dell’esecutivo spagnolo), e dell’opposizione popolare, Sanchez si è garantito buone relazioni con un vicino che, in Africa e nel Mediterraneo, si sta distinguendo sempre più come paese di riferimento, e che il governo spagnolo ha identificato come partner privilegiato. E grazie al quale la Spagna è riuscita a contenere un disastro energetico che avrebbe potuto avere conseguenze ben più nefaste sulla vita delle penisola iberica in queste difficili ore.
Luca Bussotti
(Luca Bussotti è africanista, docente universitario in Mozambico, Portogallo e Brasile, oltre a essere visiting professor in atenei italiani quali Milano e Macerata)