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IL REPORT DELL'ACI

Mai così tante auto, mai così tanto vecchie

Vola solo il mercato dell'usato: pochi soldi in tasca o prudenza nelle spese?

ROMA. Mai così tanti veicoli in circolazione sulle strade del Bel Paese dal Brennero a Siracusa: 55,6 milioni. Vi sembra che almeno nella nostra storia recente sia stato sempre più o meno così? Sbagliate: nell’anno di grazia 2000 – pur sempre un quarto di secolo fa ma non è poi chissà quanto (anche se era solo da poco uscite di produzione le Duna, la Tempra o la Uno prima serie) – se ne contavano appena qualcosa più di 40 milioni, cioè ogni tre di allora in questo frattempo se n’è aggiunto un altro. Anzi, un altro e un pezzetto.

Cinquantacinque milioni di auto significa praticamente una vettura o moto o furgone o camion a testa, compresi i neonati e gli ultracentenari. Soprattutto auto, e anche qui c’è il record (41,4 milioni). Ci sono 701 auto ogni mille abitanti, erano 693 nel 2023: è «l’indice più alto d’Europa».

Dunque, non c’è dubbio: è uno standard di spesa che ci colloca, inutile dirlo, nell’Occidente opulento. Anche perché dal 2013 in poi, emergenza Covid inclusa, tanto il numero delle autovetture quanto quello dei veicoli nel complesso sono cresciuti anno dopo anno, senza intoppi. Eppure ora…

Eppure il racconto della realtà che salta fuori dall’annuario statistico dell’Automobile Club (Aci), l’organizzazione di categoria degli automobilisti, sembra mostrare in controluce qualcosa di un po’ diverso. Il primo sospetto arriva subito: appena ci si accorge che, come dicono dal quartier generale dell’Aci, le nuove immatricolazioni sono a quota 1,6 milioni, una briciola di punto percentuale (0,7%) in più rispetto a quanto si è totalizzato nel 2023. E comunque siamo su cifre «lontane tanto dai 2 milioni di vetture all’anno che si registravano nel decennio d’oro (2000-2010) quanto dagli 1,9 milioni del periodo pre-Covid (2017-2019)».

Eppure, ancora mettendo in fila le cifre sfornate dall’Aci, balza agli occhi che il parco veicolare circolante è «sempre più vecchio»: l’età media è di 13 anni (due mesi in più che l’anno precedente), e se è una media vuol dire che ce ne sono moltissime che hanno più di vent’anni. Da non dimenticare: al momento della radiazione l’anzianità di servizio di un’auto risultava lo scorso anno di 18 anni e 9 mesi. Tanto, è sacrosanto dirlo: ed è in aumento di 3 mesi se la raffrontiamo  quella dell’anno precedente.  Non solo: l’Aci ricorda che una vettura su quattro (24%) appartiene alla “preistoria” dal punto di vista del livello di inquinanti generati da motori di vecchia concezione, in quanto sono catalogati con euro da zero a 3 (e hanno almeno 19 anni).

Non basta: la conferma di quest’atteggiamento nei riguardi dell’auto l’abbiamo buttando un’occhiata al mercato dell’usato. I passaggi di proprietà di macchine usate raggiungono quota 3,1 milioni nel corso del 2024, otto punti e mezzo più di dodici mesi prima. Se pensiamo che le immatricolazioni, cioè l’arrivo di auto nuove sulle nostre strade, come detto, toccano a malapena quota 1,6 milioni. Praticamente la metà, e con una velocità d’incremento assai più debole (0,7%).

Tutto questo sembra esser leggibile soprattutto in un senso: chi ha un’auto vecchia e sa che presto dovrà cambiarla, in realtà cerca di farle allungare il più possibile la vita così da ammortizzare meglio i costi. Ovvio che sia indispensabile intuire quando la propria vettura proprio non ce la fa più: prima cioè che i rattoppi del meccanico finiscano per costare di più di andarsene a cercare un’altra. La maggioranza delle compravendite di auto usate (78%) rimane all’interno della Regione di residenza del proprietario, e dunque Regione di partenza e di arrivo dell’autovettura coincidono. (qui il link a due articoli della Gazzetta Marittima: l’uno dedicato a un altro report dell’Aci sulle tendenze del mercato dell’usato; l’altro invece fotografa la situazione in gennaio-febbraio scorsi).

 

È comunque un indizio di una certa difficoltà a spendere: si tratta di difficoltà di fare quadrare i conti con il reddito familiare? È colpa della precarietà della busta paga e dunque del fatto che non è così semplice pagarla a rate? Forse tirando un po’ la cinghia i soldi ci sarebbero, ma con tutte queste incertezze sulla propria condizione futura, è meglio evitare di accollarsi grosse spese?

Sta di fatto che le spese ci sono, eccome: per ciascuna auto spendiamo grossomodo 4mila euro all’anno. Il totale è un Everest di quattrini: 165 miliardi di euro nel 2024, cinque miliardi in più rispetto a dodici mesi prima (più 3%). Se ne sono andati così: 53 miliardi li abbiamo tirati fuori per l’acquisto (e il relativo ammortamento), 41 miliardi è stata la spesa per i carburanti, 29 miliardi è stato il prezzo pagato sull’altare di manutenzioni dal meccanico e riparazioni in officina.

Roberto Cremonesi

Pubblicato il
10 Maggio 2025
di ROBERTO CREMONESI

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